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Intrecci sull’asse Siena-Orlandina. Griccioli: “Ambiziosi al di là della categoria. Mi sento a casa”

Il destino le ha messe una di fronte all’altra. Siena e Capo d’Orlando, all’apparenza due mondi così diversi ma allo stesso tempo tanto vicini. Se parli della città toscana pensi al basket per antonomasia, ad un modello perfetto capace di ottenere sette scudetti di fila e l’ennesima finale del suo ricco palmares eppure la società bianco verde è giunta ad un fatidico bivio. Estate di passione per la Mens Sana che, a parte clamorosi colpi di scena, ripartirà dalle categorie inferiori (la nuova dirigenza è pronta a salpare nella neonata serie B, ndc) mentre l’Upea Orlandina archiviata una stagione memorabile, chiusa in finale promozione contro la promossa Aquila Trento, pianifica le linee guida del proprio futuro, augurandosi che gli indiscussi meriti sul campo portino come frutti un meritato dividendo, ovvero l’approdo in massima serie, persa per ragioni extrasportive nell’autunno del 2008. Autentico traghettatore di questo ponte ideale immaginario che collega la Toscana sino alla Sicilia non poteva essere che un senese d’hoc come il tecnico Giulio Griccioli che ha sposato con entusiasmo e rinnovato slancio la chiamata estiva dell’Orlandina dopo due stagioni trascorse a Casale Monferrato e che si siederà su quella panchina che nell’ultimo anno e mezzo è stata profondamente assorbita e riconosciuta nella leadership di Gianmarco Pozzecco.

Giulio Gricicoli nel giorno della sua presentazione ufficiale come tecnico dell'Orlandina (foto Lenzo)
Giulio Gricicoli nel giorno della sua presentazione ufficiale come tecnico dell’Orlandina (foto Lenzo)

Eppure anche il tecnico Griccioli non è un personaggio qualunque e fin dal suo arrivo nella città paladina ha ottenuto il massimo dei riconoscimenti da parte di società, che non ha esitato un attimo nell’affidargli il timone e tifosi, segno di una personalità decisa e sicura di vivere un’altra stagione da prime pagine in un’oasi fortunata per la pallacanestro come lo è la città paladina.
Il tecnico toscano non si può smarcare certo dalla sua società d’origine, quella Siena che, per undici anni, lo ha visto crescere ed affermarsi tra giovanili e prima squadra; un mondo quello della Mens Sana determinante per un allenatore rivelatosi assoluto profeta in patria e che ha saputo aspettare il momento opportuno prima di compiere il grande salto con le esperienze “fuori casa” registratesi a Scafati (coincisa con la nomina di miglior allenatore di Legadue) e nell’ultimo biennio a Casale Monferrato centrando al primo tentativo i playoff ed in seguito una tranquilla salvezza, nonostante una decisa riduzione negli investimenti da parte del club piemontese.
Proprio dall’esperienza senese comincia l’analisi del nuovo allenatore orlandino che non dimentica i risvolti positivi di un’avventura durata ben undici anni (dal 1998 al 2009), prima di diventare assistente di Simone Pianigiani all’interno di una società diventata leggendaria.
“Ho avuto la fortuna di vivere l’intera parabola ascendente della società bianco verde quando ancora non c’era una sponsorizzazione importante e tanto rilevante come quella dell’istituto di credito. Una volta formalizzata ho iniziato a lavorare dal settore giovanile. Era il massimo per me conciliare un’esperienza professionale di così alto livello nella mia città natale. Tra gli allenatori abbiamo creato un vero gruppo composto principalmente da amici, dentro e fuori dal campo. Non ho ricoperto sempre ruoli direttivi ma posso affermare che per un decennio ho gravitato in prima squadra, crescendo di conseguenza”.
L’identità è qualcosa d’importante che non si può cancellare, per un toscano convinto e facilmente identificabile sin dalla sua cadenza come coach Griccioli, il rapporto con la propria terra non ha limiti né confini e su Siena le sue sono parole al miele.

Griccioli riceve nel 2010 il premio di miglior allenatore del campionato di legadue alla giuda di Scafati
Griccioli riceve nel 2010 il premio di miglior allenatore del campionato di Legadue alla guida di Scafati

“Come tutti i cittadini sono molto legati al proprio territorio, non si può spiegare facilemnte, è un amore viscerale per la propria comunità familiare. La mia famiglia sta poco fuori la città, la considero la mia base di partenza, poi la qualità della vita è molto alta e rispetta le esigenze dei singoli. Sapersi legare al proprio modello educativo è importante e responsabilizza la persona”.
La vera maturità cestistica è poi arrivata subito dopo sia a Scafati (doppio accesso ai playoff promozione e titolo di miglior coach, ndc) che a Casale Monferrato, due posti dove l’allenatore senese è ancora ricordato come un vincente.
“Ho lavorato in due società diverse ma molto organizzate ed unificate da due caratteristiche. Il primo era il fatto di essere esigenti al punto giusto verso le persone che ci lavoravano, l’altro che entrambe erano reduci da due retrocessioni dalla massima serie. Il mio operato era finalizzato al fatto di riportare passione ed entusiasmo alla gente nonché alla tifoserie e credo che i nostri risultati parlino in tal senso”.
L’attualità l’ha portato alle dipendenze della società biancoazzurra del patron Sindoni, da tutti riconosciuta come un modello di sapiente gestione tecnica sportiva che, come tutti, attende in questi giorni di luglio di conoscere la propria categoria dì appartenenza.
“Siamo in attesa di comunicazioni al riguardo da parte degli organi Federali. Sin dal giorno dell’ufficialità ho ritenuto veramente importante per la mia carriera quest’opportunità di lavoro che poi schiude concrete chance di approdo in massima serie. Preciso che l’incontro col presidente che ha posto le basi per il mio arrivo è avvenuto a giugno mentre a febbraio dopo al sfida di campionato abbiamo semplicemente discusso del momento. Devo dire che il massimo dirigente mi ha colpito per lo spessore della persona e il suo trasporto verso le ambizioni della piazza che rispecchiano quelle del diretto interessato. Sono molto esigente e punto sempre ad alzare il livello degli obiettivi nella mia carriera”.

lenzo-9250La società capitanata dallo stesso capo allenatore non ha perso tempo ed operato le prime scelte di mercato, sottoscrivendo un contratto biennale con Austin Freeman, giocatore che potrà avere un ruolo di spessore nella nuova Orlandina.
“Lui ci ha messo subito d’accordo, è un giocatore che mi piaceva da tempo e possiede il doppio passaporto, avendo il padre congolese e quindi da parificarsi agli atleti europei. Il suo spessore tecnico non si discute, si sa che tra A2 Gold e serie A le regole cambiano profondamente e il suo identikit ci lascia aperte tante possibilità e finestre d’intervento. Pensando all’ipotesi di 4 atleti comunitari e 3 americani lui può occupare diverse caselle nel roster, rappresentando un chiaro vantaggio in fase di costruzione”.
L’ultima battuta è relativa alla bellezza di Capo d’Orlando, terra che con la sua bellezza ha stregato il tecnico sin dal suo arrivo, avvenuto nelle scorse settimane. L’ex Casale è contento della scelta operata: “In estate Capo si commenta da solo, è da favola, mi ha sorpreso favorevolmente il fatto che la gente è aperta e disponibile anche con persone meno conosciute e provenienti da fuori. La mia famiglia è felice e pur sapendo che non rimarranno qui in pianta stabile sono consapevoli che, una volta che ritorneranno in Sicilia, troveranno facilmente il modo di allacciare nuovi rapporti umani, questo è un indiscutibile vantaggio, peculiare solo delle piccole comunità”.

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