Sibilia contesta l’ipotesi di riforma: “La C2 sarebbe penalizzante per la D”

Sibilia e TommasiDamiano Tommasi e Cosimo Sibilia (foto Ansa)

Il presidente della Lega Nazionale Dilettanti Cosimo Sibilia è intervenuto alla trasmissione Sportinoro, commentando le nuove indiscrezioni relative alla possibile riforma ipotizzata dai vertici della Federcalcio: “Sono fortemente convinto che in Italia cento squadre professionistiche siano troppe, il sistema calcio non le regge più. Quando sono stato contrario al commissariamento del Coni ho appoggiato l’attuale presidente della Figc e nel nostro programma c’è appunto la riforma dei campionati. Col decreto governativo recentemente rilasciato abbiamo un’occasione unica per metterla in atto, abbreviando i termini. Il tema era già oggetto di discussione prima dell’emergenza sanitaria ma sarà ripreso nel prossimo Consiglio Federale, anche perché riteniamo che questo passaggio non sia più procrastinabile”.

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Il logo della Federcalcio

Si era parlato di una nuova serie a 40, ma anche della creazione di una sorta di C d’élite con 20 squadre e il ritorno di una C2 semi-professionistica. Proposta che Sibilia boccia categoricamente: “Ovviamente non accetterò mai qualsiasi proposta che vada a penalizzare la serie D. Ad esempio, se oggi per arrivare in A dalla D bisogna scalare tre categorie, non sarei disponibile a discutere dell’aggiunta di un’altra serie per raggiungere questo obiettivo. Siamo consapevoli che per il bene comune ogni lega deve sacrificarsi, ma non possono chiederci l’inserimento di un altro gradino a quella che è la normale scala tra le categorie”.

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Una conferenza stampa della Figc

Il presidente della Lnd si è infine espresso sulla cristallizzazione delle attuali classifiche, che ha portato alla promozione delle prime di ogni girone e alle retrocessioni delle ultime quattro, provocando la reazione di una trentina di club: “Pensiamo di aver adottato la scelta più giusta, poi se qualche società non è della stessa opinione può sempre presentare ricorso agli organi preposti. Se ci sarà un’autorità superiore che ci imporrà di agire diversamente, siamo pronti a fare non uno ma dieci passi indietro. La nostra è pur sempre una proposta al Consiglio Federale, che diventerà esecutiva soltanto con il voto dello stesso”.  

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