Vacirca: “Il basket va riconcepito. Sogno ancora l’Orlandina di Howell e Wojcik”

Gianmaria VacircaGianmaria Vacirca (foto Ceretti / Ciamillo-Castoria)

Il responsabile scouting e coordinatore dell’area tecnica della Vanoli Cremona, solida realtà della massima serie che si identifica in un legame stretto col territorio, lancia la nuova sfida: “Pronti a varare il “Club Italia”, un nuovo modo di concepire la squadra e il suo hinterland”. Indimenticabile la stagione a Capo d’Orlando culminata coi primi playoff e la qualificazione all’Eurocup. Sul futuro: “Sarà difficile ricominciare, il mondo e lo sport cambieranno radicalmente”.

Si può ripartire da zero dopo i 40 anni? È la domanda che si è posto più volte Gianmaria Vacirca e guardando alla sua esperienza personale la risposta è sicuramente affermativa. È uno dei dirigenti più apprezzati della nostra pallacanestro, immerso in molte attività con spiccate competenze gastronomiche (cura blog e riviste di settore) e aziendali (marketing manager di Fabi Spa) ed era perfino arrivato ad interrompere la sua esperienza con la pallacanestro tra il 2015 e 2018 prima della chiamata di coach Meo Sacchetti confermando quel legame indissolubile col “Meo” nazionale che affonda le sua radici a Capo d’Orlando.

Sacchetti e Sindoni

Meo Sacchetti ed Enzo Sindoni insieme in panchina

Orgoglioso del suo passato di dirigente partito dalle minors adesso è una delle figure più autorevoli del mondo Vanoli Cremona, realtà che da undici anni consecutivi partecipa alla massima serie, migliorandosi passo dopo passo e che nel 2019 ha perfino conquistato la Coppa Italia oltre ad un secondo posto in stagione regolare e la semifinale nei playoff scudetto. Una proprietà seria ed appassionata come poche in Italia è il segreto di questa realtà lungimirante, che è pronta dopo questo periodo difficile che ha segnato il nostro paese e la Lombardia in particolare a varare un nuovo concetto di progettualità tecnica.

Vacirca

Gianmaria Vacirca, responsabile scouting della Vanoli Cremona

“Tutti dobbiamo risintonizzarci sul futuro pensando a qualcosa di positivo, anche se per adesso appare difficile. Il paese è stato scosso da una crisi serissima che lascerà strascichi a tutti i livelli. Per la mia squadra mi sforzo di immaginare nuove frequenze che poggiano sulla condivisione di valori più puri, una realtà empatica col proprio territorio che sappia trascinare e intrigare gli appassionati. Credo che partendo da un coach forte di un contratto pluriennale e attuale commissario tecnico della Nazionale, oltre ad una buona base di giocatori dell’ultimo roster, abbracceremo una nuova sfida condivisa dall’intero management finalizzata al varo di una struttura di squadra, fondata sull’italianità istituendo un “Club Italia” che fidelizzi l’atleta al nostro club. Il 2022 coinciderà fra l’altro con gli Europei e per quella data è questa la strada da perseguire”.

Drake Diener

Drake Diener in azione con la maglia di Capo d’Orlando (foto Fazio)

Vacirca è milanese di nascita ma trapiantato nelle Marche. Ma come ammette candidamente: “Ho il cuore in tante altre latitudini. Sicuramente tra i miei posti favoriti c’è Capo d’Orlando con cui ho stretto un rapporto fortissimo”. Nella stagione 2007/08 infatti in Serie A con la Pierrel è artefice di una stagione strepitosa, ottenendo uno storico piazzamento ai play-off con acquisti del calibro di Gianmarco Pozzecco, C.J. Wallace, Drake Diener (già con lui e Romeo Sacchetti a Castelletto Ticino), Tamar Slay e Romel Beck.

Una squadra estromessa l’anno seguente dall’Europa solo per questioni extrasportive ma il dirigente ancora oggi non dimentica quella formazione: “Mio nonno ha origini siciliane, sento mia quella terra. È stato un anno incredibile, ho vissuto una vita dolcissima. Con Sacchetti giocavamo a mille all’ora con tanti possessi a disposizione e ricordo i due pivot Howell e Wojcik, che a volte in campo avevano la lingua di fuori. Al primo volevo bene e gli perdonavo qualche marachella, il secondo era fortissimo con un’espressione e degli occhi che non puoi scordare. Non posso credere che entrambi sono morti, li accomuna un destino beffardo e spesso li rivedo nei miei pensieri. Ammetto che questa è una cosa tremenda e straziante”.

Il compianto Rolando Howell (Upea)

Nel centro paladino Vacirca si è innamorato di tante componenti e ha puntato su strategie aziendali che non riguardavano esclusivamente la squadra ma anche attività connesse: “Non posso scordare la gente, il dialetto, il cibo e il carattere delle persone. A Pasqua mi sono fatto recapitare dei dolci tipici. Quell’anno puntavamo oltre che sull’aspetto tecnico alla promozione dell’intero territorio, per convincere un giocatore dovevi coinvolgerlo a 360 gradi in quella scelta, dal modo di vivere a quello promozionale. Su questo argomento sono fiero nel sottolineare come la società è stata pioniere nell’adottare in quella edizione di Coppa Italia una maglietta celebrativa di colore giallorosso con la Trinacria stilizzata, simboleggiava un omaggio per l’intera regione, iniziativa poi replicata da tutte le partecipanti”.

Capo-Sassari

Giuseppe Sindoni ha lasciato dopo tanti anni l’Orlandina (foto Denaro)

Coartefice di quella grande impresa sportiva è stato Giuseppe Sindoni, che recentemente ha ufficializzato la scelta di lasciare l’Orlandina dopo undici anni di scalata ai vertici della pallacanestro: “Non l’ho ancora sentito ma mi aveva anticipato questa scelta. Subito non gli ho parlato, non sono aspetti nei quali mi sembra giusto interferire o dare questo o quel consiglio ma di certo lui ha valutato ogni cosa prima di effettuare questa scelta. Il tempo è fondamentale, alle volte ti fa scattare dentro degli automatismi che ti portano a riconsiderare ogni cosa. Lui rappresentava la società stessa ma sono sicuro che come in una partita di basket adesso sarà sempre lui a comandare il ritmo ed i possessi. Questo infatti è un mantra che personalmente ho ereditato da Sacchetti”.

Vacirca e Pozzecco

Vacirca insieme a Pozzecco suo giocatore a Capo d’Orlando

Nel 2008 diventa general manager della Sutor Montegranaro dei miracoli, team con cui bissa i play-off nella stagione 2009-10, venendo eliminato dall’Olimpia Milano. Si renderà promotore anche di idee innovative di sostegno popolare alle casse societarie che disponeva di un budget non tra i primi per la categoria. “Quella è casa mia, anni intensi con un finale inaspettato coinciso con le mie dimissioni al terzo anno. Lì mi sono sposato e trovato la mia dimensione. In quel periodo è maturata la mia pausa con la pallacanestro, pensavo già di aver vissuto tante esperienze prima di dire sì a Cremona e Sacchetti”.

Gianmaria Vacirca

Gianmaria Vacirca celebra la vittoria della Coppa Italia con Cremona

Mentalità aperta e sempre pronta a confrontarsi con la realtà oggettiva dei fatti, per questo sono tanti gli elementi che lo inducono a ritenere che la ripartenza per il mondo dello sport non sarà facile e non potrà prescindere da alcune direttrici obbligate: ”Credo che non si potranno rispettare i tempi della nuova stagione e lo stesso avverrà per la nostra vita. Dobbiamo ragionare come collettività ed evitare gli individualismi, a livello di Leghe è imprescindibile che serie A1 e A2 parlino la stessa lingua e sostengano l’intero movimento. Quando imbocco l’autostrada da Piacenza per arrivare a Milano non posso non pensare a quante squadre professionistiche o semi abbiamo ai piani alti in un territorio limitato, non so se riusciremo a mantenerle tutte un domani. Da anni sostengo che i giocatori devono pensare ad istituire un fondo pensione perché a fine carriera il loro futuro è un rebus, dopo questa pandemia penso che perfino in serie B non si potrà più vedere il giocatore che non lavora per autosostenersi. Cambierà l’aspetto concettuale stesso dell’atleta”.

Betaland Capo - Enel Brindisi

Coach Meo Sacchetti in panchina a Capo d’Orlando (foto Roberta Fazio)

Nella precedente esperienza a Varese è stato uomo marketing per una delle società più gloriose in Italia. Ecco perché Vacirca ci anticipa come anche il mondo imprenditoriale legherà diversamente i propri marchi alle società cestistiche: “Confermare gli abbinamenti commerciali sarà arduo, gli imprenditori dovranno sostenere la ripresa di un paese stremato e disquisire di una vittoria o una sconfitta in più non credo che possa interessargli. Sarà quindi l’occasione per valorizzare il made in Italy, la solidarietà economica e i settori giovanili. Dovremo stare vicino ad atleti che dopo tanta pausa hanno anche perso concettualmente l’idea dell’allenamento e dello stare in campo. Ricreeremo l’identità dei club e per uscire dal guado dovremo riscoprire l’idea di comunità”.

In conclusione il dirigente lombardo traccia per noi un bilancio di quanto ottenuto fin qui: “Mi posso ritenere molto fortunato perché nella mia vita ho sempre fatto quello che mi piaceva, abbracciando sfide nuove. Sulla mia strada ho incontrato persone meravigliose e mi sono nutrito delle loro qualità. Forse sono maturato un po’ tardi ma ne ho acquisito piena consapevolezza. Per me viene prima l’etica, valore fondamentale insieme alla trasparenza con gli altri e al non proferire mai una parola fuori luogo, una cosa che mi fa stare male. Ad esempio si può anche sbagliare una scelta di mercato ma essendo sempre onesto intellettualmente”.

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