Sant’Agata, Amata: “La guerra è ancora lunga. Crediamo nella salvezza”

Sant'AgataIl Sant'Agata celebra la rete di Cicirello

Fare quadrato per uscire dalla crisi. Il rammarico è tanto ma in casa Città di Sant’Agata l’obbligo è di guardare avanti e provare ad invertire una rotta che deve portare la squadra in linea di galleggiamento con l’obiettivo della salvezza. La disfatta interna subita domenica al “Fresina” contro il Dattilo ha lasciato una ferita profonda in tutto l’ambiente biancoblù, che cerca la svolta dopo gli ultimi quattro ko consecutivi.

Gianluca Amata

Il team manager del Sant’Agata Gianluca Amata

Il team manager Gianluca Amata è tornato sull’ultima sconfitta: “Abbiamo perso una battaglia ma la guerra è ancora molto lunga. Cambiare allenatore è traumatico, sapevamo a quale contraccolpo potessimo andare incontro con tale scelta ma siamo certi che alla fine la stagione cambierà. Non è presunzione ma ci crediamo. Dobbiamo capire se il nuovo mister deve operare altri cambi in rosa. Giampà ha detto di non avere fretta, sta facendo le proprie valutazioni per capire quali tasselli cambiare. Abbiamo dovuto aumentare il livello numerico e qualitativo degli juniores. Per i senior serve pazienza ma abbiamo già tratto le prime indicazioni e alla ripresa è arrivato un nuovo attaccante. Aspettiamo altre indicazioni per nuovi giocatori. Le aspettative sono state disattese, abbiamo offerto prestazioni incolori”. 

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Una conclusione al volo di Perkovic

Amata si augura un immediato cambio di rotta, già a partire dalla delicata sfida di Troina: “Non abbiamo più tempo per aspettare nessuno: come noi dobbiamo da subito offrire garanzie nei contratti, così congederemo subito chi non può garantirci il massimo apporto e farà quindi altre scelte. Questo lo dobbiamo a quel nutrito gruppo di giocatori che sin dal primo momento hanno creduto in questo progetto e sono protesi alla ricerca della salvezza. Ci mettiamo a disposizione del nuovo mister e alle sue esigenze. La sfida col Dattilo si commenta da sé, siamo certi che quelli di domenica non eravamo noi, altrimenti potremmo ritirarci dal torneo. Nei novanta minuti bisogna accettare tutto ma sempre mettendo grinta e cattiveria agonistica, perché altrimenti qualsiasi modulo non basta. Sono stanco dei soliti luoghi comuni, bisogna vedere come si suda la maglia e se credi in te stesso. Lo spirito dev’essere battagliero”.

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Un undici titolare del Sant’Agata

Amata, infine, sprona tutto l’ambiente: “In tanti ci rendono merito per i fasti del passato ma una disfatta come quella di domenica ti fa capire cosa realmente la gente pensa di te. L’orgoglio non è solo per le imprese sportive ma anche per gli sforzi logistici sostenuti e va condiviso tra atleti, dirigenza e società. Non siamo impegnati solo dal punto di vista tecnico ma anche su tutti i fronti collaterali. Mai perdere fiducia in noi stessi e mantenere il senso di appartenenza. La critica è sempre ben accetta, è il sale del calcio. Non ho la presunzione di avere la verità assoluta, posso soltanto esprimere il mio punto di vista. Il 6-1 è un’imbarcata, però nel calcio può capitare come l’autogol di Mistretta o l’eurogol di Manfrè. Ovviamente non sono contento ma adesso già da Troina dobbiamo dare tutto. È una situazione pesante ma non irrimediabile, perché ci sono ancora 66 punti in palio e vogliamo salvarci anche al novantesimo minuto dell’ultima partita. Dobbiamo restare uniti e dimenticare che gli scorsi anni abbiamo dominato la stagione. Qualche altra sconfitta arriverà, ma pur soffrendo ci salveremo”.

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