Lamonica: “Che ricordi il derby di Bologna. L’Orlandina? Nulla è impossibile”

Luigi LamonicaL'arbitro Luigi Lamonica a Istanbul (foto Aitor Arrizabalaga)

23 anni di carriera spesi in Italia, 32 considerando gli anni da arbitro internazionale, non si possono dimenticare facilmente. Se poi parliamo di Luigi Lamonica, uno degli arbitri più conosciuti al mondo, che soltanto lo scorso 21 maggio ha ufficializzato il ritiro dopo aver diretto la finale di Eurolega di Belgrado, allora non si può non chiedere di tracciare un bilancio di una carriera straordinaria.

Luigi Lamonica

Lamonica ha diretto anche gare olimpiche del Dream Team

Ad Antenna del Mediterraneo il fischietto abruzzese, ormai paladino d’adozione, ha ricordato le sue gare più importanti: “Fra i tre ricordi più belli della mia carriera inserisco quello del 1998, gara cinque di Bologna tra Fortitudo e Virtus. Era la finale delle finali e da solo tre anni ero un arbitro internazionale. Poi nel 2010 la finale del campionato del mondo tra Usa e Turchia, infine dico la semifinale olimpica di Pechino, perché è stata una gara difficilissima da arbitrare. Ero infortunato e per quattro giorni non ho arbitrato. Pensavo che anche gli altri colleghi mi ritenessero un peso in quelle condizioni fisiche: invece una volta ristabilitomi arbitrai dieci partite in undici giorni, comprese le due semifinali femminile e maschile”. 

Il ritiro segna ovviamente una cesura importante con il passato ma non dev’essere vissuto come la fine di un’era perché nuovi interessi non mancheranno di certo: “Adesso per me si chiude una pagina, ancora la stagione è in corso e solo al termine della stessa verranno prese tutte le scelte. Sono tranquillo e come in ogni cosa, specialmente quella che riguarda il mio futuro, ciò che accadrà mi vedrà pronto”.

Luigi Lamonica

Una chiamata di Luigi Lamonica

Nell’anno che ha sancito una dolorosa retrocessione per l’Orlandina Lamonica indica la strada della ripartenza per un club che conosce da vicino e che sempre ha poggiato la sua forza sulla vicinanza della tifoseria oggi meno presente: “Principalmente occorre tornare al palazzetto dello sport. Qui si sono viste squadre e giocatori pazzeschi tipo Basile, un argento olimpico e oro europeo, Pozzecco o McIntyre da giovane. La gente si è un po’ abituata male ma se sei un vero tifoso in qualunque categoria devi andare a tifare questi ragazzi. Con un palazzetto pieno chi investe ha più interesse ed è ben stimolato. Bisogna tornare a riempirlo e sperare di uscire presto dalle secche della serie B, che è sempre un campionato molto difficile. In previsione una ristrutturazione dei campionati con meno squadre in serie A2 non aiuta ma Capo d’Orlando non conosce la parola impossibile perché già in passato ha compiuto grandi miracoli”.

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