Caso Lotito, Lo Monaco: “Calcio in mano ad un uomo solo. Il Messina per la rifondazione”

Pietro Lo MonacoPietro Lo Monaco potrebbe presto concludere la sua altalenante esperienza messinese

E’ il caso del momento, destinato a sconvolgere il calcio italiano. La conversazione telefonica, diffusa da Repubblica, tra il proprietario della Salernitana, Claudio Lotito ed il dg dell’Ischia, Pino Iodice, in poche ore ha prodotto il caos. Dure le accuse formulate dal dirigente del club gialloblù, tra gli oppositori di Macalli: “Lotito fa pressioni, l’Ischia deve sostenere il suo programma o non avremo contributi. Io rappresento una piccola società, lui è un uomo potente: ho registrato per cautelarmi. E ho degli audio ancora più gravi che testimoniano le minacce”.

Pino Iodice, dg dell'Ischia

Pino Iodice, dg dell’Ischia

E poi le parole, eloquenti, del numero uno della Lazio e consigliere federale, emerse nella telefonata: “Secondo te in Lega di A decide Maurizio Beretta? Sai cosa decide? Zero. E allora: il presidente (Macalli, ndr) fra un anno e mezzo va a casa da solo, l’accompagno io, e rappresenta zero. Viene fatta una commissione strategica, tre presidenti, uno del Nord, uno del Centro, uno del Sud, e ogni 20 giorni vedono l’attuazione del programma. Il direttivo viene tolto, Pitrolo (vicepresidente di Lega, ndr), quello, tutti. Chi viene eletto va lì a lavorare. E vi tranquillizzo, io non sono candidato a niente, non m’interessa, voglio salvare la Lega Pro. Se la Lega Pro nel giro di dieci giorni non trova un gruppo di maggioranza che io in questo momento ho su questo progetto che ti ho detto, ti spiego che succede. Il 16 abbiamo l’assemblea, a me non cambia, ho preso 100mila euro, ma 4 milioni l’anno ci metto nella Salernitana. Se non si risolve ‘sto problema, il 16 non arrivano i soldi, perché non ci sono”.

Claudio Lotito

Claudio Lotito, sempre più nel ciclone

Secondo Lotito, inoltre, le promozioni in massima serie di società meno blasonate, come Carpi e Frosinone, sarebbero una rovina nell’ottica dei diritti tv. “Ho detto ad Abodi: Andrea, dobbiamo cambiare. Se me porti su il Carpi… una può salì… Se mi porti squadre che non valgono un c… noi fra due o tre anni non ci abbiamo più una lira. Perché io quando a vado a vendere i diritti televisivi – che abbiamo portato a 1,2 miliardi grazie alla mia bravura, sono riuscito a mettere d’accordo Sky e Mediaset, in dieci anni mai nessuno – fra tre anni se ci abbiamo Latina, Frosinone.. chi c… li compra i diritti? Non sanno manco che esiste, Frosinone. Il Carpi… E questi non se lo pongono il problema!”.

Il presidente dell'ACR Messina Pietro Lo Monaco

Il presidente dell’ACR Messina Pietro Lo Monaco

Ai microfoni di CalcioWeb, anche il presidente del Messina, Pietro Lo Monaco, da dirigente navigato, si è soffermato sulla vicenda: “Cosa dovrei dire di una denuncia che si basa su una registrazione telefonica tra un tesserato della Lega Pro e il vice presidente federale, nonché presidente di una squadra di serie A, nonché patron della Salernitana, nonché consigliere della Lega Serie A. Non so cosa avrei più da aggiungere, si traduce in una sola parola: il calcio italiano. Una situazione che si commenta da sola. Il calcio è messo proprio male, parliamo di cambiamenti ma il nostro calcio non ce la fa ad invertire la tendenza. Essendoci una registrazione telefonica – prosegue Lo Monaco – con la voce del diretto interessato credo che non faccia piacere a nessuno apprendere che il calcio è in mano ad un solo uomo e basta: quello è messo lì e non conta niente, quell’altro non conta niente, l’importante che a contare sia uno solo. Inquieta pensare che c’è uno che fa avere i soldi alla Lega Pro quando sono cose legittime che dovrebbero essere di norma”.

Lo Monaco sugli spalti del San Filippo

Lo Monaco sugli spalti del San Filippo

Quindi la posizione del Messina, assolutamente netta: “Il Messina mi pare che abbia espresso un punto di vista serio. Nulla di personale contro Tavecchio o Albertini, ma il calcio ha bisogno di essere rifondato perché è un calcio malato, che non ha più nessun traguardo da raggiungere. C’è un modo di fare che è consuetudinario e sempre aperto ai furbetti del paese, al furbo che conta più degli altri. Il coraggio per la rivoluzione non ce l’abbiamo, anche se ne avremmo bisogno”.

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