Upea, parole al miele del tecnico David Sussi: “L’Orlandina è casa mia, orgoglioso di farne parte”

Le qualità dell’assistant coach dell’Upea Orlandina David Sussi emergono dalle sue stesse parole, sarebbe riduttivo infatti qualunque tentativo di spiegare l’uomo, il coach, l’amico, il buontempone racchiusi nella persona di David. Prendete un triestino e portatelo in una cittadina siciliana e vedete cosa ne esce. Qualcuno starà pensando che sono tanti i triestini che a Capo si sono trovati bene, ma niente davvero simile a David, un’unica cosa con la città, la società, la gente di Capo, un punto di riferimento per tutti nell’ambiente.
Chi è David?
David Ben Ami è il miglior amico di Ari Ben Canaan in Exodus… ok, questo forse è solo un perché del mio nome. La risposta giusta dovrebbe essere un allenatore, più giovanile che giovane, innamorato del basket, una persona socievole, un buon amico, spesso un figlio degenere che si scorda dei genitori”.
Se non ci fosse stato il basket, dove saresti e cosa avresti voluto o potuto fare?

David Sussi, al terzo anno consecutivo a Capo d'Orlando

David Sussi, al terzo anno consecutivo a Capo d’Orlando

“Domanda più difficile di quanto sembra. Ho cominciato ad allenare a 21 anni, ma in mezzo ho anche studiato, lavorato, fatto altro. Se non avessi allenato avrei forse completato gli studi o forse avrei fatto il barbone alle Bahamas… non lo so, credo avrei coltivato comunque una passione”.
Torniamo all’inizio della carriera. Cosa ti ha spinto a fare l’allenatore di pallacanestro?
“Giocando ho sempre avuto un forte interesse per gli aspetti tecnici del gioco, le scelte, la parte formativa, ed anche la tattica. Ho sempre pensato che avrei allenato nel momento in cui avessi smesso di giocare. In realtà ho iniziato con le giovanili mentre ancora giocavo nella mia piccola società, il Santos Basket, dopo un brutto infortunio (dicono tutti così.. lo so), mi sono dedicato solo ad allenare, ero già nel settore giovanile della Pallacanestro Trieste e lì sono rimasto anche negli anni successivi”.
Come sei arrivato all’Orlandina?
“Tre estati fa, mentre stavo facendo un camp per ragazzini a Caorle in provincia di Venezia, mi chiamò Massimo Bernardi, di cui ero stato assistente in B1 e B2 a Trieste. Mi disse che veniva a Capo a parlare con Enzo Sindoni e che probabilmente sarebbe diventato l’allenatore dell’Upea. Mi chiese cosa avessi risposto alla domanda di seguirlo in Sicilia ed io: “Metto un po’ di roba in auto e parto….!”
C’è qualcuno cui vuoi dire grazie? Perché?
“Ognuno di noi, se è ha un minimo di fortuna nella vita, credo debba essere onesto e sapere che deve ringraziare chi l’ha aiutato. La mia famiglia è forse scontato, ma in realtà sono le persone più importanti. In secondo luogo Enzo, il Pres, perché due anni fa, un lunedì a pranzo, mi telefonò per dirmi che sarebbe cambiata la guida tecnica della squadra e che, nonostante mi conoscesse solo da un paio di mesi, avrebbe avuto piacere che io rimanessi parte dell’Orlandina. Le soddisfazioni dei due anni successivi e il mio grande rapporto con Capo d’Orlando e l’Orlandina sono figli della sua scelta. Devo molto anche a Massimo Bernardi che mi ha portato qui e Richi Oeser, la persona che ha creduto dall’inizio che io potessi diventare un buon allenatore e mi ha dato fiducia per primo”.

Il tecnico Massimo Bernardi ha portato Sussi in Sicilia

Il tecnico Massimo Bernardi ha portato Sussi in Sicilia

Qual è l’insegnamento più importante ottenuto tramite la pallacanestro?
“Che per avere successo devi dedicarti a qualcosa totalmente, senza mezze misure. In secondo luogo che la testa, la forza mentale, più che quella fisica, sono sempre la vera discriminante”.
Segui o pratichi altri sport? Quali e cosa ti piace di ognuno di essi.
“Nel periodo estivo sono un grande sportivo da divano, pratico innumerevoli sport cambiando canale anche più volte al minuto….. in realtà non ci provo più nemmeno a giocare. Seguo volentieri il ciclismo, il calcio anche se sempre meno (colpa dell’Unione) e soprattutto (pochi lo sanno) il wrestling professionistico, di cui mi reputo grande intenditore”.
Quali sono le tue passioni o i tuoi hobby oltre la pallacanestro? In quali momenti preferisci dedicarti a una piuttosto che a un’altra? Perché?
“Durante una stagione è difficile coltivare molti hobby, il tempo è poco. I libri, mi accompagnano sempre in trasferta, a casa spesso le serie tv, soprattutto se di fantascienza. L’estate è, invece, molto diversa, mi piace uscire, frequentare gli amici, ma chi vive a Capo questo già lo sa…!”
Quali sono le tue ambizioni per il futuro? Quale il sogno nel cassetto?
“L’ambizione e allenare. Al più alto livello possibile. Il sogno nel cassetto…non ve lo dico, immaginatelo pure voi”.
Sei scaramantico? Se si, hai un rituale pre/post gara? Possiamo sapere quale?
“Non sono scaramantico, se bastasse un paio di calze o un cornetto a vincere le partite… sono però abitudinario nel pre partita, arrivo al palazzo molto presto, mi piace seguire tutti i preparativi alla partita, salutare tutte le persone che collaborano con noi. Ah le calze sono sempre a righe colorate..!”
Sei un tipo impulsivo o riflessivo?

In conferenza stampa con Basile

In conferenza stampa con Basile

“Riflessivo, molto più del dovuto. Spesso penso e ripenso a tutto quanto vedo o mi succede. Penso di essere anche un buon osservatore, quindi aumentano le riflessioni”.
Per te l’Orlandina è..?
“In primo luogo un’ottima società sportiva, un club ambizioso in cui molte persone si dedicano al basket con professionalità e passione per raggiungere i migliori risultati. In secondo luogo, per me non meno importante, è sempre più casa mia. Una società che è il vanto di un paese e di cui condivido spirito e progetti, sono orgoglioso di farne parte”.
Il tuo piatto preferito?
“Sono una buona forchetta… chi l’avrebbe mai detto, vero? Uhm, vediamo… Gnocchi di patate col ragù, gnocchi di pane col gulasch, dei semplici spaghetti con la salsa e tonno… sicuramente è un primo!”
Provata la cucina siciliana? Della gastronomia sicula cosa ti piace di più?
“Sono estimatore dei maccheroni col sugo di maiale nero dei nebrodi, mangio spesso le bracioline, la caponata, la norma, gli arancini, la pasta con le sarde… e comunque una granita al giorno (con la brioches ovviamente)”.
Come ti trovi ai fornelli? Il tuo cavallo di battaglia?
“Dicono la mia cucina sia niente male, ma sinceramente ormai cucino poco per gli altri. I miei cavalli di battaglia sono probabilmente delle tartare di pesce, usando anche la frutta, e dei primi di stampo più nordico come chicche di patate con mele, speck e pesto di rucola o gnocchi di ricotta e spinaci al burro”.
Il luogo che ami di più?

unnamed“Sinceramente amo più le persone che i luoghi, mi lego più alle prime che ai secondi. A Trieste c’è un lungo molo davanti Piazza Unità d’Italia, prende il nome dalla nave Audace, la prima della Marina Militare Italiana che vi attraccò nel 1918, prima si chiamava San Carlo, pure Umberto Saba gli ha dedicato una poesia. In fondo al molo c’è una rosa dei venti in bronzo, quando la si raggiunge, girandosi si ha di fronte il lungomare della città. È un una vista obiettivamente molto panoramica, ma per un triestino è un po’ la summa dell’intera città”.
Cosa ti manca di Trieste?
“I miei genitori che fortunatamente spesso mi raggiungono qui. Alcune persone care che so sono combattute tra il dispiacere di non poter condividere la quotidianità con me e la consapevolezza che dove vivo e lavoro sono felice”.
Film preferito?
“L’ho visto al cinema quando è uscito. Al posto di quel cinema ora ci sono degli uffici dell’Inps… è passato molto tempo: “Il Ritorno dello Jedi”.
Canzone preferita?
“Impressioni di Settembre – P.F.M”.
Cosa ne pensi delle nuove tecnologie di comunicazione? Passi tanto tempo su internet? Se si, come?
“Passo molto tempo in rete, sia per lavoro che per diletto. Il w.w.w. ha vent’anni e la sua diffusione oramai più di 15, non credo sia più qualcosa di nuovo. La novità sta nelle possibilità di accesso, sempre maggiori e nei dispositivi che le permettono. Ho sempre con me il portatile, non ho ancora acquistato un tablet, anche se uso Kindle per leggere gli e-book, che alterno al cartaceo a seconda delle mie esigenze. Il mio uso della rete è costante, social network (principalmente FB) ma non solo, amo la possibilità di avere informazioni e nozioni, spesso mi ci perdo dentro”.
Cosa ti fa veramente felice e cosa ti manda in bestia?
“Sono felice quando vinciamo una partita, meglio se importante e in casa e posso godermi il momento di gioia condividendolo… È difficile che mi arrabbi davvero, nello sport non posso soffrire chi attacca un mio giocatore, in campo o fuori, nella vita l’incoerenza nei rapporti, chi si scorda del passato e va avanti come niente fosse, questo mi manda veramente in bestia”.
Il motto cui t’ispiri o nel quale ti identifichi.
“Me ne vengono in mente due, una frase di Evola e una di Feuerbach… ma i motti sono per le famiglie nobiliari, mi accontento di un “amunì carusi” che è invece qualcosa che dico spesso e porta bei ricordi recenti!!”.

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