Sasà Marra: “Messina, quanti ricordi. Acr senza tranquillità, sorpreso da Fc”

Sasà MarraIl tecnico Sasà Marra (foto Nino La Macchia)

Quattro stagioni per due promozioni. Potrebbe essere questo il titolo per sintetizzare l’avventura di Sasà Marra con la maglia del Messina, che non si è esaurita soltanto sul campo ma che ha avuto anche una breve parentesi in panchina, all’inizio della stagione 2016/2017. Arrivato nel 1998 in quella squadra appena ritornata tra i professionisti dopo anni molto complicati, Marra è stato uno dei giocatori simbolo dell’era Aliotta. Soltanto gli infortuni hanno limitato l’apporto dello stantuffo campano. Ciò nonostante rimane uno dei protagonisti della grande scalata iniziata in C2 e poi conclusa nel 2002 con la salvezza tra i cadetti, ottenuta all’ultima giornata in quel di Crotone.

Sasà Marra in conferenza stampa

A OraWebTV, Marra ricorda come gli inizi in maglia giallorossa siano stati complicati: “Ero reduce da alcuni dispiaceri in carriera e anche nel primo anno a Messina ho cominciato male, perdendo proprio una finale promozione. Da lì in avanti, però, sono riuscito ad invertire la rotta, perché abbiamo cominciato a vincere tanto e ho avuto la fortuna di fare parte di grandi gruppi, che avevano una mentalità vincente che ancora oggi mi contraddistingue da allenatore. Ricordo tutte le annate vissute sullo Stretto, perché mi hanno regalato tutte qualcosa e insegnato a diventare migliore. Col passare degli anni ti rendi conto quanto il tuo apporto è stato importante all’interno di una storia gloriosa come quella del Messina, che centrò una promozione dopo alcuni anni bui”.

Buonocore e Marra

Enrico Buonocore e Sasà Marra in panchina (foto Ciccio Saya)

Nell’estate del 2002 la cessione all’Avellino, altra piazza dove Marra ha lasciato il segno: “Nel 2003 non dovevamo vincere di certo il campionato ma eravamo una squadra che ha sorpreso tutti, a Crotone una mia rete ci ha fatto vincere il torneo. Tutti mi ricordano per essere l’autore di quel gol promozione che servì tantissimo anche all’Avellino, che raggiunse la serie B. Ti rende orgoglioso, perché sono due tifoserie che nemmeno mangiano per andare a vedere la partita, stanno sempre vicine alla squadra con passione e forse anche noi addetti ai lavori ce ne dimentichiamo. La mia carriera è stata caratterizzata da tanti sacrifici, tra Battipaglia, Nocera, Messina, Frosinone, Avellino, Juve Stabia e Potenza, dove ho conquistato la mia ultima promozione. Ho vinto sette campionati in totale ma ne ho ne perso quattro all’atto conclusivo, due per andare in B, una per la C1 e una per la C2. Ho avuto tanti infortuni alle gambe e alle ginocchia, ma mi hanno fatto crescere come carattere. Alla fine ho sempre giocato almeno venticinque partite e non è poco”.

Sasà Marra ai nostri microfoni

Da allenatore, Marra è tornato in molte piazze in cui ha lasciato il segno da giocatore, compresa Messina dov’è arrivato a ridosso del campionato dopo l’improvvisa separazione da Valerio Bertotto: “Ho avuto la fortuna di iniziare subito dopo aver smesso di giocare. Anche in panchina ho avuto alti e bassi. Ho avuto la fortuna ad Avellino, Messina e Potenza di allenare dove ho giocato. A Messina accettai la sfida pur sapendo che potevo scottarmi come poi è successo, perché la situazione societaria era poco serena. Dovevo essere più furbo e invece ho preferito nascondere certe situazioni e me ne sono andato in punta di piedi, così come ero arrivato. L’allenatore deve apparire poco ed entrare nella testa dei calciatori, serve una società seria alle spalle che in quel momento non avevo. I tifosi sono sempre stati la nostra forza. Il rapporto era unico, non facevamo distinzioni tra i gruppi organizzati. Oggi invece c’è molta più divisione. Anche nelle trasferte lontanissime avevamo al nostro fianco tantissimi tifosi, che ci facevano apprezzare ancora di più quell’atmosfera. C’era una grande fame di calcio che oggi probabilmente manca almeno in parte”.

Gianluca Musacci e Sasà Marra

Gianluca Musacci e Sasà Marra (foto Giovanni Chillemi)

Nella stagione appena conclusa a causa della pandemia, Marra si è seduto sulla panchina del Castrovillari con il quale ha affrontato entrambe le formazioni messinesi: “Negli ultimi due anni ho avuto la possibilità di sfidare Acr e Fc. Ho vissuto due realtà completamente diverse. L’Acr quando la affrontai capii che la loro situazione era una polveriera: giocammo bene ma pagammo l’incapacità nostra di chiudere la partita, colpendo un palo interno dopo che eravamo sull’1-0. Da quel momento la partita cambiò e credo che se l’Acr avesse perso quella gara si sarebbe disgregata perché era in grave crisi e preda della tensione. Si notava che non avesse la necessaria serenità, pur avendo potenzialmente una rosa fortissima. Inoltre indossare la maglia del Messina pesa tantissimo e se non sei forte mentalmente fai fatica, specie in serie D dove giocano tanti giovani. Dispiace perché la proprietà ha compiuto tanti sacrifici ma più di qualcosa non funziona. In tre anni si è raccolto pochissimo, pur avendo avuto a disposizione ottimi giocatori e allenatori”.

Sasà Marra

Sasà Marra in panchina al “Franco Scoglio”

Il successo del Castrovillari al “Franco Scoglio” contro il Fc Messina costò la panchina a Massimo Costantino. Nonostante ciò Marra non lesina elogi: “Pur non avendo tanto seguito e quindi meno pressione, faceva intravedere che era una cosa diversa, con tante figure al posto giusto. Mi è piaciuta subito la squadra, molto strutturata nonostante l’assenza di Carbonaro, che ho avuto il piacere di allenare per un mese ad Aversa, prima che il ragazzo se ne andasse per le difficoltà della società. Lo considero un giocatore molto importante: quest’anno è stato un trascinatore per il suo gruppo e quando non c’era si vedeva. Non credo che la società se lo farà scappare. Coria è uno dei più forti mediani della categoria per tecnica e forza fisica e non sente i suoi 33 anni. Collega i reparti tra centrocampo e attacco, con una punta forte al suo fianco va a nozze. È formidabile perché imprevedibile e crea sempre superiorità numerica”. 

Buonocore e Marra

Enrico Buonocore e Sasà Marra sulla panchina del Messina nel 2016

Marra si augura che il calcio messinese possa uscire dall’anonimato in cui è piombato nell’ultimo decennio: “Spero che Messina possa trasmettere alla sua squadre lo stesso amore che abbiamo ricevuto noi in passato. Negli ultimi anni però questo non è accaduto. I club al momento hanno attuato una dura presa di posizione: può essere il segnale per cominciare ad andare allo stadio e tifare per una sola squadra. Era brutto vivere gli insulti tra messinesi, che invece deve rimanere uniti e coesi contro le altre piazze”.

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