La suggestione rappresentata dall’ex presidente della Sampdoria Massimo Ferrero è sfumata in fretta, per ammissione del diretto interessato. Dagli imprenditori Fabrizio Mannino e Immacolato Bonina non è mai arrivato un affondo dopo le ipotesi dei mesi scorsi. La situazione d’altronde è delicatissima, nonostante sul campo il Messina continui a mostrare una commovente applicazione, che meritebbe un epilogo migliore della temuta retrocessione.

L’unico reale spiraglio per un Acr in evidente affanno societario è rappresentato quindi dall’interesse di una cordata americana, composta al momento da due imprenditori attivi nel ramo tecnologico e nello sviluppo di infrastrutture di rete, che potrebbero coinvolgere altri due soggetti a loro molto vicini. L’ipotesi ha preso corpo grazie all’intermediazione di un manager messinese, che dopo avere vissuto anche a Londra, risiede da circa dieci anni negli Stati Uniti, principalmente con base a New York.
Dopo un’iniziale lettera d’intenti, le parti hanno iniziato a parlarsi. Un colloquio più approfondito si è svolto martedì scorso. L’amministratore Doudou Cissè e il presidente Stefano Alaimo hanno avuto una call con i potenziali acquirenti, che hanno fatto il punto della situazione anche con il sindaco Federico Basile. Tutto questo lontano dai riflettori, in ossequio al patto di riservatezza sottoscritto anche dall’Aad Invest Group. Tanto che dopo le prime indiscrezioni di venerdì 7 marzo, Alaimo aveva smentito l’ipotesi di un gruppo estero alla finestra, proprio per rispettare quanto concordato con gli imprenditori americani.

Sulle possibilità di un’eventuale fumata bianca prevale l’assoluta cautela, in primis da parte del Comune, che ha tenuto un profilo basso sull’operazione. D’altronde i nodi sono innumerevoli. Su tutti i 2,5 milioni di euro che l’Aad si è impegnata a versare al presidente uscente Pietro Sciotto. Che in cassa potrebbero anche esserci, in virtù di un prestito ottenuto da Cissè, ma considerato che il Deinze acquisito in Belgio avrebbe un passivo di oltre sette milioni di euro, resteranno comunque “bloccati” a garanzia dei creditori che si sono rivolti al Tribunale fallimentare. Eventuali cause risarcitorie avranno tempi lunghi e nessuna garanzia di un esito realmente positivo, anche in virtù dei mille, legittimi, dubbi alimentati dalla gestione della fiduciaria lussemburghese.
Un altro aspetto significativo è legato alla “due diligence” per un’analisi del reale debito del club. Nell’atto notarile stipulato nello studio di Silverio Magno, l’Aad si era assunta l’onere di coprire passività fino ad un tetto di 1,4 milioni di euro mentre l’eventuale somma eccedente sarebbe rimasta a carico di Sciotto. Considerato che il consulente incaricato da Cissè e Alaimo, Francesco La Fauci, ha rimesso da tempo il suo mandato, la cordata americana ha dovuto bussare anche alla porta di Giovanni Giliberto, che insieme a Giuseppe Cicciari curava gli aspetti amministrativi della precedente gestione Sciotto. I prossimi giorni chiariranno l’esito delle interlocuzioni anche se uno scambio di documentazione è già avvenuto.

Tra una settimana, venerdì 20 marzo, decadrà anche la possibilità per Sciotto di esercitare la clausola risolutiva espressa del contratto d’acquisto, considerato che Aad è inadempiente. Un’ipotesi scartata dal presidente uscente ma se non verranno rispettate neppure le prossime scadenze (il 16 aprile va versato un bimestre di stipendi e contributi) la Lega dovrebbe rivalersi sulla fideiussione da 350mila euro, posta a garanzia proprio da Sciotto. Tanti nodi quindi da sciogliere mentre la squadra lotta sul campo. Alimentare illusioni serve a poco, meglio attendere con pazienza i prossimi passaggi.