I Frati Minori Cappuccini assicurano: “I campetti di Pompei restano al loro posto”

Pubblichiamo integralmente la nota informativa diramata dai Frati Minori Cappuccini di Messina:

Stante il persistente diffondersi di voci allarmistiche e di notizie destituite di ogni fondamento sui cosiddetti “Campetti di Pompei”, nonché di iniziative e manifestazioni a dir poco inopportune e fuori luogo, i Frati Minori Cappuccini di Pompei in Messina, proprietari degli stessi campetti, tengono a precisare quanto segue:
L’esistenza dei “Campetti di Pompei” ha la sua origine e motivazione nella sensibilità pastorale e sociale che ha contraddistinto sempre l’Ordine dei Frati Cappuccini.
Il primo Campetto venne costruito dai Frati nell’area di loro proprietà tra la seconda guerra mondiale e il periodo immediatamente postbellico.
Il campo più grande venne costruito, sempre su terreno di proprietà dei Frati, nei primi anni sessanta del secolo scorso, quando, per ragioni degne di ogni rispetto, l’Oratorio salesiano del Boccetta sospese temporaneamente la sua attività per riprenderla anni dopo al San Luigi. Sull’area di quell’Oratorio e della Chiesa annessa venne costruito un complesso edilizio: l’Isolato 390. Con pronta sollecitudine pastorale i Frati Cappuccini accolsero immediatamente centinaia di ragazzi che, rimasti privi in quel momento di un valido punto di riferimento educativo, si riversarono nel Convento di Pompei.
Quindi, attenti alle esigenze del quartiere, i Frati realizzarono un nuovo campo sportivo, privandosi della parte migliore del loro terreno, coltivato sino a quel momento come orto e frutteto. In quella occasione, furono soprattutto i giovani frati in formazione iniziale, allora numerosi, a lavorare con le proprie mani per la costruzione del campo.
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Negli anni scorsi la “sofferta decisione” dei Frati di Pompei di vendere parte del loro terreno non venne dettata da una scelta, bensì imposta da una grave necessità di natura economica. I Frati non scelsero aprioristicamente di vendere l’area su cui insistono i Campetti. Semplicemente, necessitati a vendere, essi erano tenuti a rispettare il Piano Regolatore del Comune di Messina, che nell’area dei Campetti individuava l’unica parte edificabilc (categoria 4B: zona di completamento) del terreno dei Frati.
I Frati, comunque, vincolarono espressamente e subordinarono esplicitamente la vendita del terreno alla previa costruzione di un altro campo sportivo regolamentare, conforme alle norme della FIGC. Cosa, questa, risaputa da tutti, in primis dalla Comunità Sportiva Pompei, ma abbondantemente ignorata o artatamente taciuta.
Oggi l’area interessata non è in vendita.
I campetti sono tuttora esistenti e funzionanti e continueranno a funzionare.
Ma i Frati Minori Cappuccini, in quanto proprietari delle suddette aree sportive, hanno tutto il diritto di gestire la
conduzione delle medesime aree.

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Peraltro la Comunità Sportiva Pompei non disponeva in passato, né dispone ora, di alcun titolo abilitativo all’uso dei Campetti.
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II riferimento a “un’apposita convenzione”, di cui parla la stampa, è privo di ogni fondamento e non corrisponde a verità. Mai infatti è esistita alcuna convenzione e mai è intercorso alcun rapporto contrattuale, né tra la Provincia di Messina dei Frati Minori Cappuccini e la Comunità Sportiva Pompei, né tra la Parrocchia Santa Maria di Pompei e la stessa Comunità Sportiva Pompei. Il Parroco di Pompei, sia prima che dopo il 1996, ha semplicemente consentito alla Comunità Sportiva Pompei l’uso delle aree sportive di proprietà dei Frati. La convenzione del 1996 tra la Provincia di Messina dei Frati Minori Cappuccini e la Curia Arcivescovile di Messina regolava i rapporti fra i due Enti in riferimento alla cura della Parrocchia Santa Maria di Pompei e indicava locali e strutture di proprietà dei Frati posti a disposizione della Parrocchia. Quella convenzione è stata abrogata di comune accordo tra le parti interessate, ed è stata sostituita da altra convenzione per ragioni di opportunità pastorale e di attenzione sia al carisma dei Frati Cappuccini che ai segni dei tempi.
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Sin dal sorgere della incresciosa questione sui Campetti i Frati Cappuccini hanno informato in tutta verità sulla realtà delle cose e sulle loro gravi difficoltà economiche, dovute al coinvolgimento della Provincia di Messina dei Frati Minori Cappuccini nell’incidente mortale del 1982 nel quale perirono due operai che attendevano alla manutenzione del pozzo dei Frati di Pompei. Non è questo il momento di esplicitare considerazioni sulla giustezza del coinvolgimento di cui sopra. È necessario evidenziare però che la grave situazione finanziaria dei frati derivante da quel coinvolgimento, e peraltro conosciuta perché resa nota nelle sedi opportune, non ha avuto come riscontro neanche la pur minima comprensione.
Anzi, da anni ormai gli stessi Frati vengono ingiustamente accusati di chiusura e di mancanza di sensibilità alle istanze sociali e promozionali. Addirittura da più parti è stata attribuita loro una volontà di speculazione, e si è arrivati persino a tacciarli di “operazione commerciale”, per di più definita “criminale”. È stato scritto proprio così; e c’è da inorridire di fronte a una tale affermazione diffamatoria e ad altre simili.
La realtà però è ben diversa, ed è questa: le difficoltà economiche dei Frati di Pompei sono tuttora persistenti proprio a motivo di una contestazione tanto immotivata quanto incomprensibile.

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Tale contestazione risulta ancora più incomprensibile, e addirittura assurda, perché suscitata, alimentata e sostenuta in ambienti prossimi ai Frati, nonché dalla Comunità Sportiva Pompei che per decenni ha goduto della fiducia degli stessi Frati, ha usufruito dei Campetti e ancora oggi li utilizza senza titolo alcuno. Coinvolti nella spirale di una contestazione abilmente contagiata, anche altri soggetti, approfittando anch’essi della fiducia dei frati, hanno usufruito e, senza pudore alcuno, continuano a usufruire di strutture e spazi dei Frati Cappuccini.
È proprio il caso di dire che “si sputa nel piatto in cui si mangia”.
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Emerge quindi con tutta evidenza che per ragioni non addebitabili ai Frati Cappuccini, è venuto a cessare ogni rapporto di fiducia con la stessa Comunità Sportiva Pompei. Di conseguenza, per i Frati di Pompei, unici proprietari dei campetti, si rende ormai necessario “interrompere definitivamente e irrevocabilmente” qualsiasi forma di collaborazione con la Comunità Sportiva Pompei, la quale, nonostante il tanto declamato rispetto delle esigenze parrocchiali, di fatto persiste in atteggiamenti e iniziative che recano nocumento alla serena e costruttiva azione pastorale dei Frati Cappuccini nella Parrocchia e nel territorio. Nessuno, infatti, può ignorare che la contestazione ostinata e tendenziosa, sviluppatasi negli ultimi anni, lede gravemente la dignità e onorabilità dei Frati di Pompei e l’immagine dell’Ordine Cappuccino che, senza alcuna ostentazione e respingendo costantemente ogni forma di populismo demagogico, da sempre ha speso tutte le sue energie materiali, morali, spirituali e culturali per il bene delle anime e la promozione della società. Nessuno in buona fede può affermare che i Frati Cappuccini si negano al dialogo. I Frati hanno parlato e a lungo dialogato, con tutta sincerità e buona fede, al momento opportuno e nelle sedi opportune.
Il loro “sofferto e dignitoso silenzio” di questi anni non può essere equivocato o strumentalizzato da alcuno, né tanto meno può essere ritenuto quello “assordante silenzio” che adesso viene provocatoriamente rimproverato ai Frati e allo stesso Arcivescovo. Ugualmente nessuno in buona fede può accusare i Frati di insensibilità pastorale o sociale. Tutta la storia della presenza dei Cappuccini a Messina, dal 1500 ad oggi, è – senza alcuna ombra di dubbio – eloquente testimonianza del loro impegno in un servizio umile, silenzioso e disinteressato per il bene pastorale e sociale della gente, soprattutto dei poveri.
Precisamente al fine di continuare e di sviluppare il loro servizio per il bene della Chiesa e della comunità civile messinese, soprattutto dei giovani e dei ragazzi, i Frati Cappuccini di Messina Pompei rivendicano e riaffermano il loro inalienabile diritto di proprietà sulle aree comunemente intese “Campetti di Pompei”, e di conseguenza rivendicano e riaffermano il loro inalienabile diritto di appropriata gestione dei medesimi Campetti. Si sappia da tutti che I “Campetti di Pompei” continueranno a funzionare e che I Frati Cappuccini sono impegnati per il loro adeguato e dignitoso funzionamento, ritenendoli un qualificato strumento di pastorale, di formazione attraverso lo sport e di promozione sociale. Non per nulla i Frati – come già ricordato – si erano chiaramente impegnati a costruire un altro campo sportivo, nel caso si fosse venduto il terreno.
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I Frati Cappuccini di Pompei, che a suo tempo accolsero spontaneamente (non ci fu alcuna pressione dell’Arcivescovo di Messina, come falsamente è stato affermato) i ragazzi dell’Oratorio con grande apertura di animo e con amore, non hanno mai cambiato i loro orientamenti pastorali né i loro sentimenti e atteggiamenti; soprattutto, il loro amore e interesse per i giovani non sono mai venuti meno né verranno mai meno. Di questo i Frati hanno dato e danno costantemente prova, senza alcun esibizionismo. E sia chiaro che i figli di san Francesco d’Assisi hanno nel loro Fondatore un impareggiabile Maestro che li forma in maniera autentica alla Fraternità universale e alla cura pastorale dei giovani. Al riguardo essi non hanno nulla da imparare da chicchessia. Al contrario, non si esprime un alto profilo culturale, spirituale e morale, e non si dà certamente prova di correttezza umana e cristiana, intellettuale e morale, quando, tanto imprudentemente, si afferma e si pubblicizza che gli stessi Frati di Pompei intendano consegnare i ragazzi alla strada e abbandonarli al loro destino, privandoli di un fondamentale riferimento educativo e sportivo. È realmente difficile o addirittura impossibile capire quali possano essere le ragioni, se pur ce ne dovessero essere, di un continuato e inconsulto proliferare di iniziative mediatiche e di esternazioni televisive, nonché dello spasmodico affannarsi in sottoscrizioni anche col ricorso ad accorgimenti quanto meno discutibili, e altro ancora.
È legittimo chiedersi: veramente tali iniziative e tanto scomposto movimentismo godono di una intrinseca validità in ordine all’autentica promozione dei giovani, o non piuttosto, con gli stessi sistemi populistici, si corre il rischio di strumentalizzare ragazzi, giovani e gli stessi adulti? A quale scopo?
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Chiedendo semplicemente il rispetto dei loro inalienabili diritti, i Frati Cappuccini di Pompei auspicano vivamente che cessi una polemica inutile e una assolutamente immotivata campagna denigratoria, strumentalizzante e strumentalizzata, che in fin dei conti non rende ragione né fa certamente onore ai soggetti che la ispirano e a quanti, a loro volta anch’essi strumentalizzati o male informati, la coltivano e la diffondono.

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