Stadi: capienza ridotta al 50%, nei palazzetti al 35%. In campo solo i vaccinati

stadio Franco ScoglioIl pubblico presente in Tribuna A (foto Paolo Furrer)

Il giro di vite anti-variante Omicron passa anche per stadi e palazzetti. La capienza fa un passo indietro di fronte alla quota centomila contagi sfiorata con i dati di mercoledì. Il massimo livello di riempimento torna a essere quello di metà degli spalti, il 50% con la soluzione a scacchiera, al posto della quota del 75% attualmente in vigore. Un passo indietro, alla situazione precedente, anche per gli impianti sportivi al chiuso, che potranno arrivare al 35%. È questa la soluzione adottata dal Consiglio dei ministri.

green pass

Il green pass rafforzato obbligatorio negli stadi

Si entrerà con il green pass rafforzato, come già previsto dalle norme attualmente in vigore. Quindi per poter andare allo stadio sarà necessario essere stati vaccinati (il green pass scatta dopo 15 giorni dalla prima dose) o guariti dal Covid da meno di sei mesi. I nuovi limiti dovrebbero entrare in vigore già dalla ripresa del campionato di serie A prevista per il 6 gennaio.

Altra novità importante scaturita è l’allargamento dell’obbligo di green pass rafforzato per gli sport di squadra all’aperto, quindi in tutto il mondo del calcio – a partire dalla Serie A fino al calcio a 5 – si stabilisce di fatto l’obbligo vaccinale. Non è più una questione di spogliatoio o di palestre o di impianti al chiuso, il requisito vale per tutte le discipline di squadra. I no-vax non potranno più prendere parte ad alcuna attività agonistica e si tratta di una novità sostanziale, considerato che non sono previste deroghe per i professionisti.

mascherina

Tifosi in tribuna con la mascherina, rispettando le regole del distanziamento anti-Covid (foto Ansa)

Altra decisione importante è quella che riguarda l’esonero da quarantena per i vaccinati con due dosi più booster che vengono a contatto con un positivo. Dovranno soltanto indossare la mascherina Ffp2 per una settimana. Regola che si applicherà anche a chi ha fatto la seconda dose da meno di quattro mesi. Chi è nell’intervallo di “rischio” tra seconda e terza dose dovrà fermarsi per cinque giorni e poi avere un tampone negativo rapido o molecolare. Ovviamente soltanto se senza sintomi. Per i positivi, invece, per uscire dall’isolamento potrebbero bastare sette giorni seguiti da un test che potrà essere anche rapido e non più solo molecolare come adesso.

Il Governo potrebbe inoltre decidere di sdoganare i tamponi antigenici per certificare malattia e guarigione, per alleggerire la richiesta di molecolari, fuori controllo nel periodo natalizio. Slitta invece l’ipotesi del lockdown per i non vaccinati. Non è però detto che a gennaio non se ne torni a discutere, se i contagi continueranno a crescere. In arrivo infine il prezzo calmierato per le mascherine Ffp2.

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