Lo Monaco: “La C vuole mantenere 60 squadre. Per la riforma tempi lunghi”

Pietro Lo MonacoPietro Lo Monaco in conferenza stampa a Messina

Le tante ipotesi di riforma dei campionati continuano a far discutere. L’ex patron dell’Acr Messina, Pietro Lo Monaco, consigliere federale per la serie C, ha fatto il punto in un’intervista rilasciata a Oplontini.com, portale che segue le vicende del Savoia: “La situazione in realtà è più complessa di quello che si possa pensare e occorrerà aspettare ancora molto. È vero che tra le priorità della Figc c’è quello di attuare una riforma dei campionati ma bisogna prima capire come si vuole partire e quale strada intraprendere. Nel prossimo Consiglio Federale le varie leghe presenteranno ciascuna la propria proposta e vedremo cosa ne verrà fuori. Ciò che è certo è che la volontà della serie C è quella di preservare intatta la propria struttura con un format a sessanta squadre. Non prendete però per vere tutte le cose che sono state riportate sui giornali in questi ultimi mesi in merito ad una fantomatica serie C Élite oppure ad altri tipi di format. Sono tutte chiacchiere”.

Pietro Lo Monaco

Pietro Lo Monaco sugli spalti del “Franco Scoglio”

I tempi della riforma? Il dirigente torrese, ormai ex amministratore delegato del Catania, frena: “Sono abbastanza lunghi. Bisogna tener conto che dovranno terminare prima i play-off, per cui se ne riparlerà almeno per fine luglio. In ogni caso, se verrà discussa, quest’ultima entrerà in vigore dall’anno prossimo, ovvero dalla stagione 2021/2022“.

Il tema dei ripescaggi interesserà tanti club. Come si procederà? Lo Monaco spiega:“Se la C dovesse restare a sessanta squadre, si procederà con il medesimo criterio adottato la scorsa stagione ovvero quello dell’alternanza, per cui ci sarà prima una riammissione di una squadra di serie C e poi un ripescaggio dalla D. L’anno scorso, la precedenza, sempre per il medesimo criterio dell’alternanza, spettava invece alla serie D, difatti la prima della lista era il Cerignola, che però non fu ripescato perché lo stadio non aveva i requisiti richiesti”.

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