Ignoffo: “Il Messina ha rischiato tanto ma si è salvato. Spero di tornare in C”

IgnoffoIl tecnico Giovanni Ignoffo ha vinto la D da calciatore con l'Acr Messina

Giovanni Ignoffo ha commentato la stagione appena andata in archivio ai microfoni di News.Superscommesse. L’ex difensore del Messina ha seguito dal vivo la sfida vinta in extremis con la Gelbison ai playout, conquistando la permanenza in C. Un risultato soddisfacente? “Fa piacere per il calcio siciliano e per la mia ex squadra. Ho anche assistito alla partita, non è stata una gara facile. Il Messina ha rischiato tantissimo quest’anno, ma per fortuna tutto è andato per il meglio”.

Giovanni Ignoffo

Giovanni Ignoffo sulla panchina dell’Avellino

Ha condotto l’Acireale alla salvezza in Serie D. Che tipo di stagione è stata per lei? “È stata complicata. Ho preso la squadra al terzultimo posto in classifica e a gennaio sono arrivato a mercato chiuso e ho trovato già l’organico allestito. Abbiamo sempre giocato fuori casa, non abbiamo mai avuto il nostro stadio e spesso abbiamo dovuto far a meno dei nostri tifosi. Ci sono state difficoltà organizzative anche a livello societario. Per questo motivo, raggiungere l’obiettivo della salvezza è stato come vincere un campionato”. 

Ha giocato nel primo Napoli di De Laurentiis. Si sarebbe mai aspettato un’ascesa del genere, culminata con la vittoria dello scudetto? “Assolutamente sì. In realtà credevo potessero vincere ancora prima. Purtroppo però non sempre ti organizzi per arrivare fino in fondo e ci riesci. Nelle scorse stagioni vuoi per sfortuna, vuoi per squadre più attrezzate il tricolore non è arrivato, ma gli azzurri hanno sempre fatto bene. Fin dall’inizio sapevo che il Napoli potesse raggiungere traguardi importanti, il progetto è sempre stato ambizioso. Le aspirazioni del presidente De Laurentiis erano chiare già allora. Quest’anno ha meritato ampiamente lo scudetto”.

Giovanni Ignoffo

Il medico del Messina Antonino Puglisi e l’ex giallorosso Giovanni Ignoffo (foto Paolo Furrer)

Che ricordi ha del campionato di Serie C disputato con la maglia del Napoli? “Sono emozioni e sensazioni bellissime, che porterò dentro per tutta la vita. Giocare davanti al pubblico partenopeo, in uno stadio gremito, non è per tutti. I napoletani trasmettono affetto anche a distanza di anni e anche a chi, come me, non ha giocato in questa piazza in Serie A. Questo ti fa capire l’amore che provano per la maglia e la squadra. Tra i ricordi più belli c’è sicuramente la doppietta in casa contro la Sambenedettese, valsa un’importante rimonta. In quella partita in tribuna al San Paolo c’erano anche i miei genitori. De Laurentiis in caso di vittoria ci promise un premio perché non gli piacquero le parole del presidente della Sambenedettese alla vigilia, che affermò: “Andiamo a Napoli per vincere”. Insomma, quella doppietta fu un’apoteosi in tutti i sensi”.

Si aspettava che la Salernitana potesse raggiungere una salvezza tranquilla? I meriti vanno attribuiti a Paulo Sousa? “Quando vieni da una promozione è importante fare esperienza. Credo che il conto la Salernitana l’abbia già pagato nella passata stagione. Sulla carta, guardando la rosa granata, ci poteva stare che una squadra del genere potesse raggiungere una salvezza tranquilla. Ovviamente sono stati bravi i dirigenti a fare innesti oculati e ad alzare l’asticella della competitività rispetto all’anno prima. Probabilmente Davide Nicola non era più abituato a partire dall’inizio e infatti in corso d’opera sono state fatte altre scelte. Ma lo reputo un bravissimo allenatore e credo che la squadra si sarebbe salvata tranquillamente anche con lui in panchina”.

Ignoffo

Ignoffo capitano del Messina nel 2014 (foto Luca Maricchiolo)

Il Benevento è retrocesso in Serie C, si aspettava una débâcle del genere? “Non mi aspettavo un epilogo del genere. Ad inizio stagione pensavo che potesse fare un campionato di vertice, centrando almeno i playoff. Sicuramente è stata una grandissima delusione, soprattutto se si guarda alla forza dei singoli in rosa. I cambi di allenatore non hanno aiutato, non giovano ai fini del risultato e dell’obiettivo da raggiungere. Sono stati fatti certamente degli errori di valutazione. Per Vigorito è stata una bella batosta, anche a livello economico, ma so che è ricco di energie e proverà a risollevare le sorti del suo club”. 

Quali sono le ambizioni per il suo futuro da allenatore? C’è qualcuno a cui si ispira? “Spero di poter rientrare in Lega Pro. Sono cresciuto tra i professionisti come calciatore e mi sento un professionista dentro, anche a livello mentale. Mi auguro che prima o poi possa arrivare una buona opportunità. Tra i Dilettanti, se non si allenano squadre di vertice con società ben strutturate, è difficile riuscire ad affermarsi. L’obiettivo è quello di fare un passo avanti o restare ad Acireale, ma per fare un campionato ambizioso e di vertice, con un’adeguata organizzazione societaria. A chi mi ispiro? Cerco di trarre il meglio da tutti. Alcuni allenatori mi piacciono tanto per la loro filosofia di gioco e li osservo con interesse, tra questi ci sono sicuramente Italiano e De Zerbi. Mi piace il loro calcio propositivo e cerco nel mio piccolo di migliorare per arrivare ai loro livelli”. 

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