Zoro: “Il razzismo un cancro da estirpare. Servono provvedimenti durissimi”

ZoroIl difensore del Messina, Zoro, protesta con i giocatori dell'Inter in campo dopo essere stato bersagliato da cori razzisti provenienti dagli spalti dello stadio di Messina il 27 novembre 2005 (foto Ansa)

Novembre 2005. Si gioca Messina-Inter. Al 21′ del secondo tempo Marc André Zoro si ferma, prende il pallone e va via, chiedendo all’arbitro la sospensione della partita. Non ci sta più di fronte ai ripetuti cori razzisti provenienti dal settore ospiti. I giocatori nerazzurri, su tutti Adriano, lo abbracciano e provano a rincuorarlo. La gara riprenderà più avanti, ma quel gesto fa ben presto il giro del mondo, tanto da essere rimasto ancora oggi nell’immaginario collettivo.

Zoro

Adriano e Martins si scusano con Zoro per il comportamento razzista nei suoi confronti da parte dei tifosi nerazzurri (foto Ansa Cufari)

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, dopo i fatti di Torino dell’altra sera che nel corso di Juventus-Inter hanno visto Romelu Lukaku bersagliato così com’era capitato all’ivoriano 18 anni fa, l’ex difensore giallorosso ha sottolineato: “Ognuno reagisce a modo suo. È chiaro che se giochi davanti a cinquantamila persone, e i tifosi iniziano a fischiarti, a fare il verso della scimmia e a tartassarti con quei maledetti buu razzisti, allora qualcosa scatta. Io a Messina sono esploso. Ero vicino alla linea di fondo, ho sentito di tutto e non ci ho visto più”.

Quali le possibili soluzioni? “Bandirli a vita dagli stadi? In fondo anche gli ignoranti hanno diritto a una seconda chance. Io vorrei che queste persone riflettessero su quello che fanno. Sulle conseguenze che un gesto simile può avere non solo nelle loro vite, ma soprattutto in quelle degli altri. Servono provvedimenti durissimi, una soluzione drastica. Intanto tenere fuori queste persone, magari per qualche anno, in modo che possano capire cos’hanno fatto. E poi chiudere lo stadio per almeno un mese. Prima un mese, poi due, poi tre. Ogni volta che qualcuno si rende protagonista di questi gesti, come i versi della scimmia o gli insulti, si chiude tutto l’impianto e poi si ricomincia da capo. È questione di educazione, di rispetto e soprattutto di cultura”. 

Marc Zoro

Marc Zoro celebra con Sullo una vittoria del Messina

Invece il gesto di Lukaku ha portato incredibilmente al secondo giallo nei confronti del belga e quindi all’espulsione. “Non meritava il cartellino rosso. Ha solo risposto a una provocazione ben più grave. Gli imbecilli ci saranno sempre. L’Italia non è un paese razzista, assolutamente”.

E poi i ricordi, tanti, con il Messina sempre nel suo cuore: “Ho vissuto anni meravigliosi. Senza lo scout che mi notò in Costa d’Avorio non sarei mai diventato calciatore. Ricordo ancora i gradoni di Zeman a Salerno, la promozione in Serie A con il Messina nel 2004 e il magico San Filippo, che per me vale più del Santiago Bernabeu. Non c’è stato un altro stadio, in Italia, dove mi sia sentito più felice”.

“Il razzismo è un cancro da estirpare con la forza, a testa alta, senza mai abbassare la testa. I razzisti – conclude Zoro – sono pochi e vanno combattuti con ogni mezzo. L’unico problema è che purtroppo esistono persone poco intelligenti. Nel 2005 avevo 22 anni e scelsi di fare così. Non potevo sopportare che a Messina, a casa mia, ci fosse qualche idiota pronto a insultarmi. Quindi ho preso il pallone. Fu un gesto istintivo, lo rifarei a occhi chiusi”.

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