In un’Aula Magna sold out l’Università di Messina ha ospitato il filosofo, giornalista e docente universitario Umberto Galimberti. L’iniziativa è stata organizzata dal Gruppo Caronte & Tourist e dalla libreria Bonanzinga, con il patrocinio dell’Università di Messina, e dall’Associazione ALuMnime, ottenendo ampio seguito di pubblico. Ad introdurre l’evento, che ha avuto come argomento il rapporto tra uomo e tecnica, il Rettore prof. Salvatore Cuzzocrea e la prof.ssa Patrizia Accordino, Presidente dell’Associazione ALuMnime, che hanno tratteggiato la figura del filosofo e della sua opera, evidenziando quanto fosse gradita la sua presenza in quella Sede. Umberto Galimberti è un filosofo (formatosi alla scuola di Emanuele Severino), ma anche giornalista, psicoanalista, sociologo, apprezzato docente universitario di lunga e brillante carriera ed ha al suo attivo una serie molteplice di pubblicazioni e collaborazioni con riviste e quotidiani, ma anche di interventi in televisione. Galimberti nella sua lectio magistralis dal titolo “L’Uomo nell’età della tecnica” ha affrontato la tematica, rileggendo varie tappe del rapporto tra umanità e tecnica: “L’uomo non è più soggetto della storia ed è stato sostituito dalla tecnica, che non è più nelle sue mani.
Al contrario, gli uomini sono dei funzionari o, meglio ancora, apparati tecnici. Vi era un tempo in cui la tecnica era l’essenza dell’uomo. Quest’ultimo oggi è privo di istinti ed è sopravvissuto raccogliendo i frutti dell’acquisizione tecnica. I greci furono i primi ad interrogarsi sul rapporto uomo-tecnica, lo fece, ad esempio, Eschilo in “Prometeo incatenato”. Poi, però, nacque la tecnica moderna di Cartesio, Bacone, Galileo, Torricelli e vi fu la prima rivoluzione: la scienza, adesso, non teme di smentire se stessa e si riformula continuamente, divenendo l’essenza dell’Umanesimo. In questa fase, il rapporto tra scienza e tecnica si inverte: nasce la tecno-scienza, da cui cresce e si forgia la scienza moderna. Hegel fu il primo a intuire e teorizzare il capovolgimento in cui la tecnica sopravanza l’uomo”. Ed ancora, In un’intervista a margine, da sociologo esperto del mondo dei giovani ha affermato che “oggi i genitori hanno assunto come modello il “giovanilismo”, perdendo autorevolezza nei confronti dei loro figli, e preferendo diventare loro amici, con la conseguenza della perdita dello scontro (con riferimento al complesso di Edipo), che comunque è solo pesantemente rimandato”. E Galimberti continua attribuendo “la responsabilità di ciò anche alla Scuola italiana, che non educa” – dice – “al massimo istruisce, laddove educare è portare una persona dalla pulsione all’emozione, dall’emozione al sentimento, e quindi significa creare un uomo”. E, nel suo ultimo libro, il filosofo invita a dare “la parola ai giovani“, che hanno bisogno di parlare, “essere realmente ascoltati e compresi” e di ottenere “risposte ai loro dubbi”, affinchè “il futuro non costituisca una minaccia, ma una promessa” e possano diventare adulti consapevoli, “realizzando i propri sogni“. Una lectio davvero magistralis, una lezione di vita di cui far tesoro.
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