Arturo Di Napoli ha parlato a Radio Sportiva, nel giorno del suo compleanno, tra ricordi, rimpianti e un inevitabile commento sulla situazione di emergenza attuale. Re Artù, autore di 43 gol tra A e B con la maglia del Messina, cui si sommano i 20 realizzati in D, spegne oggi 46 candeline. La tappa in riva allo Stretto è stata tra le principali di una carriera che lo ha visto esordire in massima serie tra le file del Napoli: “Il gol che ricordo più volentieri? Il primo in Serie A, a Bari con il Napoli, non si scorda mai. Rimpianti ne ho tanti, come quando lasciai l‘Inter per non fare la panchina a fenomeni come Ronaldo, Zamorano, Ganz e altri, potevo solo imparare da quella esperienza. Quando si è giovani e incoscienti si commettono questi errori”.
Lo stop ai campionati per il coronavirus impone profonde riflessioni. Come può realmente ricominciare il calcio? “La salute è al primo posto – commenta l’ex bomber giallorosso, oggi allenatore del Cologno – noi poveri mortali siamo in balìa di incertezze e paure. Dall’altra parte il Paese ha bisogno di ripartire, stare troppo fermi può diventare più difficile dell’epidemia stessa. Se riparte il calcio significa che il nostro paese sta piano piano riprendendo a vivere. Nei Dilettanti tante squadre rischiano di scomparire, c’è grande paura”.
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