Chiappucci: “Dopo Nibali c’è il buio. Soltanto lui ci prova e regge la pressione”

Claudio ChiappucciClaudio Chiappucci in azione al Tour de France del 1991

A lui bastava guardare negli occhi Miguel Indurain per accendersi e attaccare. Non erano allunghi, ma rasoiate: faceva il diavolo a quattro in salita e in discesa. Per Claudio Chiappucci venne infatti coniato il soprannome di “Diablo” e lui se ne compiace anche oggi che non ha più avversari da sfidare, ma solo ricordi da rispolverare.

Il Giro d’Italia 102, gli è piaciuto solo un po’, o forse nemmeno quello perché “oltre Nibali, non si è visto granché. A cominciare dagli italiani, sempre meno specializzati nelle corse a tappe. Questi ragazzi non riescono a emergere. E sapete perché? Manca loro la continuità. Magari emergono, si fanno notare, vincono qualche tappa, ma non riescono a reggere la pressione ed essere dei leader. Per loro è una cosa difficile da gestire”.

Nibali

Vincenzo Nibali ed Elia Viviani al Cycling Stars Criterium di Belluno (foto Ansa)

Considerato che lo “squalo dello Stretto” è ormai nella fase conclusiva della carriera, secondo Chiappucci non c’è molto da sorridere pensando alla sua successione. Aru resta il più accreditato ma bisogna vedere, quando rientra, in che condizioni sarà”.

E Giulio Ciccone, l’abruzzese che ha vinto la classifica del Gp della montagna? “Correre come ha corso lui, libero e tranquillo, non è semplice e non te lo fanno fare se sei in una posizione di vertice della classifica generale. Un conto è andare in fuga da 100esimo, un conto è fare classifica. Abbiamo visto Roglic: anche lui ha pagato, perché altrimenti avrebbe potuto vincere almeno una tappa”.

Claudio Chiappucci

Claudio Chiappucci in una posa scherzosa con la sua amata bicicletta

Ma che Giro d’Italia è stato? “Veloce. Soprattutto all’inizio abbiamo assistito a tante tappe-fotocopia, caratterizzate da fughe e immobilismo da parte di chi puntava al primato. E in fuga andavano praticamente sempre gli stessi. Per fare classifica bisogna attaccare sul serio e sapere staccare gli avversari. Lo scattino non è un’azione importante e in troppi hanno corso di rimessa”.

“Onore a Nibali, che ci ha sempre provato. Vincenzo, però, ha trovato sulla propria strada una grande Movistar, che si è saputa muovere. L’Astana? Bella squadra fino a un certo punto. C’è stata tanta velocità, salite a tutta e alla fine possiamo dire che Carapaz ha disputato un grande Giro, puntando tutto su una tappa: fuga a Courmayeur ed è arrivato”.

Vincenzo Nibali

Vincenzo Nibali durante il Cycling Stars Criterium a Belluno (foto Ansa)

Il corridore messinese ha tentato il tutto per tutto sul Mortirolo, spremendosi. “Ci sono cose che si possono valutare solo in corsa: ha pensato che poteva andare ed è andato. Segno che se la sentiva. Però, rispetto ad altre volte, non gli ho visto fare dei numeri in discesa. Poteva essere campo di battaglia, mi aspettavo di più, la strada era bagnata e lui va forte in quelle condizioni. Forse, chissà, l’età comincia farsi sentire”.

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