Catalano: “Nel 1987 la serie A sfuggì al Messina per sfortuna. Scoglio un padre”

Peppe CatalanoIl grande ex Peppe Catalano torna a Messina per la sfida con l'Akragas (foto Paolo Furrer)

Ci sono immagini che restano impresse nella memoria collettiva di una tifoseria, un bene prezioso da conservare e tramandare da padre in figlio. Tra queste, per i tifosi peloritani, vi è senza dubbio quello slalom vincente di Peppe Catalano contro il Monopoli, una gemma che ha impreziosito una stagione da incorniciare per i “bastardi” di Franco Scoglio, quel 1985/86 culminato con il ritorno tra i cadetti dopo 18 anni. Un gol in cui c’è tutto il calcio del talento nato a Potenza nel 1960: tecnica, rapidità e furbizia. Caratteristiche che lo hanno fatto diventare uno dei giocatori più amati nella seconda metà degli anni ’80, quando il Messina ha anche sfiorato la promozione in A.

Cecere. Catalano e Ninni Bruschetta

Cecere. Catalano e Ninni Bruschetta a Messina per un match di beneficenza

Catalano ha indossato la casacca giallorossa 140 volte, realizzando 42 reti tra il 1984 e il 1988, anni vissuti con intensità e passione: “Degli anni passati in riva allo Stretto ho un grandissimo ricordo, sono stati i più importanti della mia carriera. Arrivai dall’Akragas, fortemente voluto da mister Scoglio, che già mi aveva allenato proprio ad Agrigento. La squadra veniva da una promozione dalla C2 e da un campionato tranquillo in C1. C’era già un buon gruppo, composto da ottimi giocatori come Schillaci, Caccia, Bellopede, Nicolò Napoli. Il presidente Massimino accontentò Scoglio decidendo di ritoccare la rosa, così arrivammo io e Romolo Rossi. Dopo qualche difficoltà iniziale facemmo un grande campionato, perdendo la promozione in B proprio all’ultimo istante. L’obiettivo, però, non ci è sfuggito l’anno dopo. Nel 1985-86 una cavalcata incredibile, ottenendo una promozione meritata per continuità e qualità del gioco espresso. Sono felice di quanto fatto a Messina. L’unico rammarico è proprio la mancata promozione in serie A che avremmo meritato e avrebbe fatto impazzire di gioia l’intera città”.

Criaco, Corona, Mancuno, Catalano, Cecere, Di Napoli e Coppola

Criaco, Corona, Mancuso, Catalano, Cecere, Di Napoli e Coppola tra le “vecchie glorie”

Proprio sulle ultime giornate della stagione 1986/87 e sulla storica promozione in A svanita per un soffio è stata fatta tanta dietrologia, ma a distanza di oltre trent’anni Catalano ribadisce: “Purtroppo quando non si vince si creano sempre fastidiose leggende metropolitane, ma io posso assicurare che ci fu la più totale buonafede. Quel gruppo era formato da giocatori che venivano dalla gavetta, c’era chi addirittura era arrivato a Messina in C2. Eravamo neopromossi in B e avevamo la grande opportunità di compiere un passo incredibile, credo che non sarebbe bastato tutto l’oro del mondo per distoglierci da quell’obiettivo a cui noi tutti credevamo fortemente. Ripenso spesso a quelle ultime partite, credo che ci sia mancato quel pizzico di fortuna che spesso ti dà una mano in queste situazioni. A Modena, dove ci seguirono migliaia di tifosi, pareggiammo (1-1) all’ultimo una partita che meritavamo di stravincere, in cui creammo tante occasioni. Nella gara dopo, in casa con il Catania destinato alla retrocessione, partimmo forte e ci ritrovammo sotto grazie ad un gol pazzesco fatto quasi da metà campo. Lì diventò tutto più difficile e pareggiammo (1-1) solo alla fine con Nicolò Napoli. La settimana dopo, sempre al “Celeste” contro il Pescara, nostra diretta concorrente, Schillaci prese due pali e la partita finì 0-0. Credo che abbia inciso anche il via vai dall’est Europa di mister Scoglio: inevitabilmente forse la tensione durante gli allenamenti fu un po’ più bassa, quello sì”.

Peppe Catalano

Campionato 1984-85: Messina-Reggina 1-0, con gol di Catalano su rigore

Catalano non nasconde il proprio legame con il compianto “Professore”, condottiero indiscusso di una squadra rimasta impressa nella mente di tanti tifosi: “Sembra strano, ma i primi tempi con Scoglio all’Akragas non furono affatto positivi. Mi mise fuori squadra, salvo reintegrarmi dopo alcuni risultati negativi. Io sfruttai l’occasione e lui, da uomo intelligente qual era, ritornò sui suoi passi. Da lì è nato un grande rapporto, tanto che mi volle fortemente con sé a Messina. Gli sarò eternamente grato, per me è stato un padre e certe volte quando mi sento con i suoi figli gli ricordo che mi sento un po’ come un loro fratello adottivo. Tutt’ora con molti miei ex compagni di squadra ci raccontiamo aneddoti e ricordiamo quegli anni. Al di là di tutto la bellezza di quella squadra era il rapporto con la città: i tifosi erano un tutt’uno con noi e noi con loro. Passeggiare per Piazza Cairoli e non essere fermato per qualche autografo era impossibile. C’era la gioia di giocare, sudare e vincere per i tifosi che erano la nostra arma in più, perché il “Celeste” era veramente qualcosa di incredibile, dava una carica pazzesca”.

Acr Messina 1985-86

L’undici base dell’Acr Messina nella stagione 1985-86

Catalano si augura che la città dello Stretto possa ritornare ai fasti di quel tempo: “Sono ritornato a Messina nel 1996, nei Dilettanti, con la Peloro, un’esperienza che mi ha permesso di conoscere un altro grande presidente che ha fatto la storia del calcio peloritano come Emanuele Aliotta. Vedere invece adesso la squadra impantanata in serie D è un colpo al cuore. Una piazza così non può stare in quarta serie: è un’offesa al suo passato. Il calcio è ciclico e sono certo che si riprenderà, ma questo non accadrà per caso. Ormai nel calcio servono organizzazione e competenza, ci vogliono persone in grado di scovare giocatori in grado di avere corsa e tecnica, anche in categorie come la D”.

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