In sala stampa per la prima volta in stagione anche il direttore sportivo Christian Argurio, chiamato a commentare il pesante ko con il Monterosi: “Dobbiamo fare delle analisi approfondite, a mente fredda, senza parlare di attenuanti come la fortuna. Ma non le faremo a caldo, come potrebbe accadere in queste ore, a ridosso della partita. La riflessione sarà lucida ma a un’ora dal fischio finale è impossibile esprimersi sull’allenatore. Non è utile addossare tutto a una persona o all’errore del singolo”.
Di certo la quarta sconfitta consecutiva rappresenta un punto di non ritorno, anche per le modalità con cui è maturato, decisamente differenti da Foggia, dove il Messina per larghi tratti aveva condotto le danze: “Dobbiamo analizzare i perché di questa sconfitta. Ribadisco, non è giusto dire adesso come intervenire, lo faremo tra di noi, cercando di capire come operare. La squadra aveva subito e poi rimontato ma alla fine siamo tornati al punto di partenza, compiendo un passo indietro. Ha problemi più mentali che di altra natura, ma sarebbe troppi semplicistico liquidare adesso la questione”.
Paradossalmente la crisi si è manifestata in apertura di stagione e c’è tempo per rimediare: “Dobbiamo ricordarci che portiamo il nome della città, della squadra, della sua storia. Siamo all’inizio del campionato, c’è tanta strada da fare. Bisogna cambiare atteggiamento e rotta. La squadra ha dimostrato di avere capacità di reazione con il Palermo e in parte con il Foggia. È molto meglio che accada a inizio stagione e non nel momento clou. C’è un’involuzione di risultati nelle ultime gare. Dobbiamo riflettere sugli errori e capire bene come riparare”.
Pesa probabilmente anche l’insufficiente feeling con la città, testimoniato da meno di 600 paganti per un match chiave in ottica salvezza, con il tifo organizzato relegato ancora una volta in collina: “Da messinese e tifoso spero che ci possa essere un coinvolgimento maggiore della città, che arriva con i risultati. Il derby con il Palermo, pur disputato in Calabria, sembrava avere ricreato un certo affetto con la piazza. Condivido la constatazione ma la squadra deve reagire per portare più gente al campo”.
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