Chi ben comincia… L’avvio lampo di Vincenzo Nibali ricorda quanto avvenuto sulle strade del Tour de France l’estate scorsa e d’altronde non ha lasciato nulla al caso, come dimostrano la lunga preparazione ed i sopralluoghi sui tracciati – come quello sul temuto pavè, dove lo “squalo è in grado di fare ancora la differenza. Anche un anno fa il corridore dell’Astana si è presentato alla Grande Boucle con il tricolore sul petto e la conferma del titolo italiano è un’ulteriore conferma della condizione già ottimale. Prima e dopo la tappa Vincenzo ha sfoggiato un giubbotto con uno speciale gel refrigerante, a conferma di una cura maniacale dei dettagli da parte dell’ambiziosa formazione kazaka, che sogna il bis insieme alla sua punta di diamante.
Ai microfoni dei cronisti il messinese si è sbilanciato: “Le sensazioni sono state buone. Stavo bene in bicicletta. Mi sono piaciuto. Era una prova difficile e la gestione di uno sforzo così è sempre complicata. Posso essere soddisfatto ma il Tour è lungo, bisogna mantenere i piedi per terra”. Il grande caldo un ostacolo in più e lo squalo, a dispetto delle sue sue origini siciliane, non lo ha nascosto: “Ho sofferto un po’, soprattutto verso la fine. Non respiravo benissimo. Da tempo non trovavo temperature così alte. Bisognava rilanciare l’azione, non contava soltanto la posizione aerodinamica”. Che pure è sembrata molto più efficace di quella di Contador.
Nibali si è concesso anche un’analisi delle prove dei principali sfidanti: “Pinot è stato molto bravo ma non mi ha sorpreso troppo perchè sapevo che era in forma. Ho fatto meglio di Froome, Contador e Quintana, ma siamo tutti in una ventina di secondi. Sarà importante arrivare alla quarta tappa davanti in classifica, partire bene era molto importante”.
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