Boniciolli: “Una A in stile Nba, senza incognite. Messina un’occasione persa”

Matteo BoniciolliMatteo Boniciolli celebra un successo

Il tecnico triestino, artefice di grandi successi in carriera, sulla ripartenza: “Dovremmo ereditare il concetto americano di franchigia e privilegiare soltanto chi ha i requisiti”. La prima cavalcata alla Snaidero: “Dalla A2 fino alle Coppe”. Poi l’impresa con Avellino: “Orgoglioso di Coppa Italia e qualificazione all’Eurolega”. Bologna resta nel cuore: “La più bella città in cui vivere”. Per undici gare ha allenato in riva allo Stretto: “Dalla vittoria a Milano ai ritardi nei pagamenti”.

La soddisfazione di Matteo Boniciolli

La soddisfazione di Matteo Boniciolli

Sanguigno, diretto, competente e indissolubilmente legato alla famiglia, probabilmente l’unico amore che antepone alla pallacanestro. Come dimostra il suo curriculum, Matteo Boniciolli è uno degli allenatori che ha ottenuto più successi negli ultimi vent’anni di carriera e come sottolinea “quando ho avvertito la fiducia della proprietà ho sempre fatto bene perché l’allenatore è importante ma una società solida alle spalle lo è anche di più”.

Una Coppa Italia storica ad Avellino insieme al titolo di miglior allenatore, un’Eurochallenge conquistata con la Virtus, due campionati e tre coppe in Kazakistan con annesso titolo individuale, le top 16 di Eurolega con Roma, una Supercoppa Lnp rappresentano i successi ma è stato autore di tante altre imprese di spessore insieme a qualche esperienza che gli ha lasciato il classico amaro in bocca.

Boniciolli

Il libro di Matteo Boniciolli

L’allenatore triestino partito dalla sua città nel vivaio della Stefanel del guru Bogdan Tanjevic affronta come di consueto di petto la questione inerente all’attualità ed all’auspicabile ripartenza dei campionati dopo l’estate: “Le istituzioni vogliono riproporre il format dei campionati dello scorso anno. Io credo fermamente che nell’ottica di un sistema sostenibile e credibile solo i club che riescano a garantire finanziariamente i propri conti per tutta la stagione debbano legittimamente partecipare alla serie A, perché troppi negli ultimi anni non garantivano alcuna garanzia e sono saltati falsando i tornei. È un bene aver concesso il ricollocamento libero per tutti e quindi l’auto-retrocessione perché vorrei che lasciassimo vecchie logiche e abbracciassimo sempre più il concetto americano di “franchigia“. In Nba infatti le trenta squadre sanno di non poter in alcun modo retrocedere e se non lottano per l’anello programmano la crescita dei migliori prospetti dei college senza particolari assilli di classifica”.

Matteo Boniciolli

Matteo Boniciolli sulla panchina della Fortitudo Bologna (foto Fabio Pozzati)

Secondo l’allenatore friulano infatti il discorso si presta a evidenti contraddizioni: “Può accadere che una squadra al termine di una stagione storta retroceda in A2 e venga rimpiazzata da una che invece ha indovinato la migliore stagione possibile. Per cui ci troveremo con una squadra forte economicamente in A2 che risponderebbe perfettamente ai requisiti gestionali del massimo campionato e magari con un’incognita in serie A. Questo mio discorso può essere inviso dai tifosi che sono legati alle logiche della promozione e del salto di categoria ma è innegabile che il sistema finanziario è connesso al format dei campionati che deve tutelare di più chi assicura opportune garanzie. Serve tempo per metabolizzare i cambiamenti ma pensiamo all’introduzione dei playoff: tutti gli altri sport poi hanno copiato il basket. La regolarità del torneo non si avrà più se una squadra comincia a cedere i suoi migliori giocatori e perde contro tutti, avvenimento che è successo spesso. Mi rifaccio al pensiero di Totò Bulgheroni, per me il miglior dirigente italiano che ha detto che lo scorso anno l’A1 con i casi di Avellino e Torino, sanzionata di otto punti ad una giornata dalla fine del campionato, non è stata regolare”. 

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Boniciolli negli States al Don Bosco Institute

Non avendo trovato progetti interessanti alle nostre latitudini, il tecnico recentemente ha concluso un’esperienza di alto livello professionale negli Usa, che gli ha lasciato una grossa eredità: “È stato un periodo eccezionale. Da tecnico di estrazione europea, grazie al Don Bosco Institute, ho notato la crescita generale dei ragazzi locali associata a ottimi risultati sportivi. Sette di loro hanno ricevuto offerte dal mondo dei college mentre la nostra high school, venendo inserita tra le migliori dodici statunitensi, ha ottenuto la partecipazione al torneo nazionale di Springfield, evento molto seguito da scout Ncaa e Nba. Osservo come in America i giocatori non vengano mai abbandonati dal sistema perché dopo i campionati giovanili hanno a loro disposizione quattro stagioni, tra la maggiore età e i 22 anni, in cui continuano a giocare e strutturarsi fisicamente prima di arrivare al mondo senior, sempre se ne avranno la capacità. Anche la Francia ha strutturato un campionato under 22 obbligatorio per tutti i club di massima serie, andando nella giusta direzione. In Italia ho assistito recentemente alle Final Eight di Pesaro e osservato come i giovani facciano fatica a trovare spazio, principalmente a livello fisico. Questo è un compito che spetta alle società e a validi staff tecnici, che non devono indugiare, altrimenti si rischia di non sfornare più ragazzi di prospettiva”.   

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Un time-out all’Astana

A Udine Boniciolli ha cominciato a mostrare le sue grandi qualità: “Con Sarti, poi mio general manager a Messina, abbiamo fatto bene. La società prese il titolo sportivo dalla vicina Vicenza e si ritrovò in soli due anni catapultata dalla serie B d’Eccellenza (in A2 finale vittoriosa sulla Barcellona di Perdichizzi, ndc) sino alle Coppe Europee, sfiorando al primo tentativo anche l’accesso alla semifinale scudetto. Avevo con me una società seria, professionale e affidabile, che mi ha permesso un biennio di successi. Qualche rammarico in più lo nutro per l’avventura a Teramo, dove la squadra vinceva tanto fuori e perdeva in casa, e la proprietà decise di sostituirmi”.

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La Coppa Italia con Avellino

Nel 2006 l’approdo ad Avellino. Qui Boniciolli si consacra dopo la finale scudetto con la Fortitudo di cinque anni prima, rendendosi artefice di alcuni dei maggiori successi della storia del club irpino: “Siamo partiti con una salvezza al fotofinish grazie alla complicità di altri risultati. Poi l’avvento della famiglia Ercolino diede la scossa. L’inizio non fu promettente e si pensò anche alla mia sostituzione. Ricordo che chiesi espressamente al paròn Tonino Zorzi, all’epoca mio senior assistant, se volesse sostituirmi, ma lui con un grande gesto mi dimostrò la sua vicinanza. La società con forte responsabilità resistette alla pressioni della piazza e da quel momento ricostruimmo una stagione straordinaria con la conquista sulla Virtus di una storica Coppa Italia alla prima edizione disputata dai biancoverdi. Contro l’Orlandina di Pozzecco abbiamo ottenuto la semifinale scudetto e il conseguente accesso all’Eurolega. Averlo fatto in una realtà emergente del Sud mi rendeva doppiamente orgoglioso. Risultati importanti in primis per la città. Mi era stato offerto il rinnovo ma subentrò un’importante esigenza familiare, che mi costrinse a ritornare a Trieste”.

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Matteo Boniciolli celebra un successo con il pubblico

Successivamente si dimostrerà importante la scelta di approdare a Bologna, dove ha fatto grandi cose con entrambe le società: “Era la destinazione più comoda per me, una città che ho amato tanto sin da subito e forte di una chiara identità. Quella virtussina espressione dei ceti medio-alti opposta a quella della Effe di estrazione popolare. Ho anche vissuto in prima persona la magia di Basket City, resa possibile grazie a due grandi imprenditori come Cazzola e Seragnoli. Alla Virtus vincere l’Eurochallenge in un club di grande vocazione europea resta una grande soddisfazione. Mi spiace di aver perso la Coppa Italia contro Siena, altrimenti avrei eguagliato Messina e Bucci, unici a vincerla con due club diversi. Con la Fortitudo, oltre alla finale scudetto del 2001, recentemente dopo la radiazione siamo ripartiti dalla quarta serie, abbiamo vinto la B e siamo arrivati alla finale di A2 contro Brescia persa soltanto a gara 5”.

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Un time-out all’Astana Tigers

Anche i rapporti umani sono stati molto importanti e decisivi nella carriera del coach, che è stato alla guida anche dell’Astana Tigers: “Sono stato benissimo anche in Kazakistan (è stato tra le dieci stelle della Vtb, ndc). Credo che con il patron Pikonenko insieme a Pavani, Cioppi e Costa ho vissuto i legami più stretti e intensi”. L’ultima avventura italiana con Pesaro. Secondo molti è stato un passo indietro per la carriera del tecnico: “Dopo i fasti vissuti con Walter Scavolini adesso le cose non andavano bene e il budget non era tra i primi delle Lega. Avevo già detto di no in precedenza proprio a due amici come Costa e Cioppi, per cui questa volta potevo soltanto accettare. Aver mantenuto la serie A e tirato fuori un ragazzo come Gianotti, un 2 e 08 schierato da ala piccola titolare, sono stati i maggiori successi. Insieme a Candi e Campogrande le mie tre soddisfazioni più grandi a livello di talenti valorizzati”.

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Boniciolli in panchina a Bologna

Inevitabile ricordare, non senza rammarico, l’esperienza a cavallo tra novembre 2003 e febbraio 2004 alla Pallacanestro Messina, diretta per undici partite, con il 50% di successi: “La società è stata ammessa in A1 per decisione delle istituzioni. La squadra aveva grandissime qualità, ma era frenata da problemi gestionali. Se vinci, poi inanelli sconfitte, ricominci a vincere ma poi alzi bandiera bianca, significa che tante cose non funzionavano. Peccato non aver concluso la stagione in una città bellissima e in un palazzetto funzionale. Avevo grandi motivazioni extra campo, come quella di dimostrare che al Sud ci sono troppi falsi pregiudizi sul pressapochismo. Sarti costruì un ottimo roster, vincemmo a Milano ma poi mi feci da parte perché i problemi erano troppi e quella fu per me una grande sconfitta. Ricordo ad esempio un allenamento in cui Marquis Estill, uno dei migliori pivot che ho avuto in carriera, lamentava ritardi nei pagamenti. Per fargli terminare l’allenamento gli diedi personalmente qualche soldo e lui questo lo ricorda ancora oggi, perché siamo rimasti in contatto. Ricordo che al termine di un bell’allenamento, erano presenti i proprietari delle case dei giocatori che reclamavano l’affitto. Purtroppo la situazione sfuggì di mano ma queste vicissitudini non cancellano il ricordo delle belle persone che ho conosciuto, in una delle regioni a cui sono più legato”.

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