Il derby con il Catania ha consegnato al Messina la più cocente beffa stagionale, arrivata al termine di una partita tirata che racchiude in sé tutta la sregolatezza e il cinismo del calcio. E dire che, diluvio a parte, i contorni per una giornata perfetta c’erano tutti, con il neo patron Franco Proto pronto a festeggiare la prima in giallorosso, ma proprio quei fattori che hanno illuso gli oltre 7mila del “Franco Scoglio”, dall’espulsione di Gil al gol del vantaggio targato Milinkovic, hanno reso ancora più amaro il calice fatto bere da Maks Barisic al minuto 86.
Lo sloveno ha riportato tutti sulla terra, facendo capire che bisognerà lottare fino in fondo per salvarsi direttamente, ma soprattutto quanto ad incidere sulla gara siano stati gli episodi. Al Messina è mancata la cattiveria giusta proprio nei momenti decisivi. La sliding doors della partita è senza dubbio il secondo giallo a Da Silva, fallo stupido quello del brasiliano, che ha falciato Bergamelli nei pressi della linea laterale sinistra, quindi in una zona di campo assolutamente innocua. Qui si mangia le mani Lucarelli, che ha ammesso di aver sbagliato nell’aver fatto uscire Mancini e non il brasiliano, già da qualche minuto in odore di rosso. Una leggerezza costata cara e che ha ridato linfa vitale ad un Catania ferito, quasi moribondo, ma mai veramente fuori dalla partita.
A Petrone va riconosciuto il merito di aver azzeccato i cambi. Ma soprattutto di non aver cambiato nessuno neanche davanti alla prospettiva di dover giocare ben 83 minuti in inferiorità numerica. L’ex tecnico di Bassano e Ascoli non ha rinunciato neanche al tandem offensivo con Tavares e Pozzebon rimasti lì a fare legna e l’attaccante romano ha colpito alla prima occasione, tramutando in oro un bel cross di Marchese, con la difesa giallorossa non esente da colpe. Il Catania, vanitoso e svagato delle ultime settimane, ha lasciato spazio ad una squadra solida, scafata, cinica e fortunata al punto giusto, come testimonia la prestazione di un Pisseri da 8 in pagella.
Al Messina resta il rammarico per quello che poteva essere e non è stato, per l’occasionissima di Anastasi nel primo tempo, che si conferma carente sotto il profilo del killer istinct, per il salvataggio sulla linea sul colpo di testa di Rea che poi ha sparato addosso a Pisseri il pallone del possibile 2-1, vanificando l’ennesima azione di un Milinkovic a tratti devastante quanto egoista.
La gara di domenica è solo il primo passo verso un futuro migliore, ma che non può prescindere dalla permanenza in Lega Pro, raggiungibile solo se la squadra avrà quella cattiveria che serve a far girare gli episodi a proprio vantaggio. La società, però, deve ora cercare di non far disperdere l’entusiasmo creato sia per il clima derby, ma soprattutto per l’ingresso di Franco Proto.
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