Facciolo: “Gioco e lavoro i segreti del Sant’Agata ma non ingabbio i giocatori”

Sant'AgataIl tecnico del Sant'Agata Michele Facciolo (foto Davide De Maida)

Cambiano i giocatori, gli allenatori e i moduli, ma il Città di Sant’Agata è sempre lì, nelle zone alte della classifica, gomito a gomito con realtà che effettuano investimenti molto più consistenti. Chiamarlo miracolo è riduttivo, quasi offensivo, perché il miracolo è per sua natura qualcosa di irrazionale, illogico e inspiegabile. Il quinto posto del si spiega invece nella capacità di una dirigenza brava a saper ripartire da zero dopo l’ultima esaltante stagione (oltre venti calciatori cambiati, soltanto Squillace e Marcellino confermati), nonostante un budget risicato.

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Alessio Esposito effettua un rinvio (foto Andrea Pagano)

Una “povertà” che con il passare del tempo è diventata la forza di squadra e società, perché chi accetta Sant’Agata lo fa mettendo le motivazioni sportive al primo posto. L’ennesima grande scommessa vinta dal direttore sportivo Ettore Meli però è in panchina, perché Michele Facciolo ha accettato di mettersi in gioco in persona, proprio lui che fino alla passata stagione è stato allenatore in seconda di Modica alla Vibonese e dalla panchina rossoblù si è dovuto inchinare per ben tre volte ai biancazzurri, tra campionato e Coppa Italia.

Una volta accettata Sant’Agata, Facciolo si è ritrovato a dover fare i conti con l’ennesima rivoluzione estiva ma è riuscito a incidere in tempi brevi: “In molti sono rimasti stupiti perché dopo la scorsa annata era difficile ripetersi, la squadra è stata completamente rifondata e sono andati via giocatori importanti per la piazza e la categoria. La verità è che qui c’è un’organizzazione tale che ti permette di fare calcio ad alto livello e questo aspetto non si può vendere o comprare al calciomercato. Il direttore e la società tutta stanno facendo un lavoro straordinario: ho instaurato un rapporto meraviglioso con tutti, non si può che rimanere legati perché l’ambiente ti dà tanto. Ho la fortuna di allenare un gruppo di ragazzi splendidi, che fin dal primo istante si è messo a disposizione dimostrandomi tutta la loro voglia di fare bene e crescere, un aspetto fondamentale per un tecnico come me”.

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Il Sant’Agata schierato prima del via (foto Calogero Librizzi)

Non è un azzardo definire Facciolo uno “zemaniano moderato”, perché che sia il gioco l’unico modo che conosce per raggiungere il risultato è un dato di fatto, senza però mai sfociare nella presunzione tattica: “Ho avuto la fortuna di assistere a qualche lezione fatta da Arrigo Sacchi quando ho preso il patentino Uefa A. Lui con noi è stato chiaro, ci ha detto che l’unico modo per farci notare è il gioco. Perché così crescono la stima dei giocatori e le loro prestazioni individuali. Io lo noto partita dopo partita: alcuni miei ragazzi tentano la giocata che non avrebbero mai fatto ad inizio campionato, questo rappresenta la massima soddisfazione per un allenatore. Noi siamo una squadra giovane che per caratteristiche non può buttare la palla in avanti in attesa che succeda qualcosa, ci dobbiamo arrivare in modo ragionato, attraverso i fraseggi”. 

Facciolo però mostra elasticità di pensiero: “Questo però non vuol dire che a me piace ingabbiare i giocatori. Io gli dò le nozioni fondamentali ma poi in campo vanno loro a dimostrare quanto hanno appreso. Se si crea una situazione non provata in allenamento e un mio giocatore calcia dal limite e manda la palla all’incrocio dei pali io mi alzo e gli batto le mani. Il calcio non può essere uno spartito da ripetere per oltre trenta partite da 95 minuti ciascuna, ci sono situazioni che vanno interpretate e a cui ti devi adattare. In alcune partite in cui eravamo in affanno abbiamo capito il momento e ci siamo messi a difendere a cinque pur di portare il risultato a casa. Viviamo di entusiasmo, per cui vincere o perdere cambia tanto a livello mentale”.

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Michele Facciolo è stato a lungo il vice di Giacomo Modica (foto Ciccio Saya)

I nebroidei hanno osservato un turno di riposo. Da domenica inizierà una galoppata che terminerà il 5 maggio, con i playoff che sono un obiettivo concreto e il primo ostacolo si chiama San Luca: “Sarà una partita tosta, ma da qui alla fine saranno tutte così. Loro cercheranno di sfruttare il fattore campo per ottenere punti salvezza. Purtroppo giocheremo su un terreno che non favorisce le giocate. Ritengo che bisognerebbe cercare di fare calcio anche in serie D, ma servono anche fondi all’altezza. Abbiamo una mole di punti che ci permette di poter reputare raggiunto l’obiettivo della salvezza, temevo un po’ di appagamento ma gli sguardi dei miei ragazzi alla ripresa degli allenamenti mi hanno tolto ogni dubbio. Siamo seduti anche noi al tavolo, un traguardo che ci siamo meritati con ogni goccia di sudore buttata sin qui e vogliamo giocarci le nostre carte fino alla fine”.

Facciolo ha sempre un occhio rivolto verso Messina, dove allena quel Giacomo Modica di cui è stato vice-allenatore fino a pochi mesi fa: “Per me è un fratello, i risultati e le prestazioni che sta facendo il Messina sotto la sua guida non mi stupiscono affatto. Ha avuto una fase di difficoltà tra novembre e dicembre, ma gli innesti arrivati dal mercato di riparazione gli hanno dato una grossa mano d’aiuto. Inoltre credo che in positivo abbia inciso il passaggio al 4-2-3-1: questo è sinonimo di grande intelligenza perchè so quanto lui sia legato al 4-3-3. Ha giocatori che grazie a lui sono cresciuti molto, con lui il gruppo riesce a iperperformare in maniera incredibile. Conosco i suoi metodi e il suo modo di fare calcio, è un tecnico che se messo nelle condizioni di lavorare con tranquillità può dare tantissimo perché dà un grande valore al lavoro. Tecnicamente e tatticamente lo ritengo sprecato anche per la serie C: gli auguro il meglio, era strano vederlo allenare in Eccellenza ma a volte si vede anche questo nel calcio italiano”. 

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