Serie D

Di Gaetano: “Ritrovata la cattiveria. Sono il primo tifoso dell’Igea Virtus”

Dopo sette sconfitte consecutive, l’Igea Virtus si è finalmente rialzata, nel match più difficile, contro il Siracusa vice-capolista, che prima della trasferta di Barcellona non aveva mai perso. Per il tecnico Francesco Di Gaetano è la fine di un incubo: “È inutile nasconderci, ultimamente dopo ogni partita dicevamo sempre che mancava cattiveria. Avevo chiesto questo ai ragazzi e mi hanno accontentato. A San Luca, anche se è andata male, è cambiato qualcosa, i tifosi se ne sono accorti e ci hanno spinto maggiormente. Non possiamo giocare con l’atteggiamento sbagliato: io ho sempre lavorato sulla parte agonistica”. 

Ferrigno fa ripartire l’azione (foto Andrea Rosito)

Lo svantaggio originato dalla splendida punizione di Aliperta, una fotocopia di quella decisiva per la promozione dell’Acr Messina, siglata contro il Fc, è stato cancellato nella ripresa: “Nell’intervallo ho detto ai ragazzi di alzare un po’ di più il ritmo e di non perdere la consapevolezza che questa partita l’avremmo potuta riprendere. Credo che a parte il gol subito non abbiamo patito chissà quali pene, nonostante avessimo di fronte un avversario di livello, forse tecnicamente alla pari del Trapani. Abbiamo corso qualche rischio su palla inattiva ma durante la settimana ci avevamo lavorato e li abbiamo contrastati con tutte le energie che avevamo. Non ho fatto cambi per non rompere gli equilibri che si erano creati in campo”. 

Per Di Gaetano una gioia liberatoria dopo due mesi in cui tutto era stato rimesso in discussione: “Quando esulto lo faccio in modo esagerato. Sono un professionista ma anche un uomo, sono il primo tifoso dei miei ragazzi. Mi sono gustato questa vittoria perché in questo periodo abbiamo subito tanto, ho dovuto incassare tanto ma non ho mai risposto a nessuno. Ho detto ai ragazzi di non dimenticarci da dove veniamo e di continuare su questa strada. Il Siracusa ha visto che sull’intensità c’eravamo perciò una volta pareggiato loro hanno avuto paura di perdere. Quando li ho visti lanciare spesso la palla e non giocare più ho creduto di poterla vincere”. 

Antonio Macauda

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