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Addio a Giovan Battista Fabbri, per sei campionati ha indossato la biancoscudata

Giovan Battista Fabbri

Giovan Battista Fabbri, ex calciatore del Messina, si è spento ieri a Ferrara, all’età di 89 anni. Nato a San Pietro in Casale, nella bassa bolognese, l’8 marzo del 1926, Gibì Fabbri ha legato il suo nome alla città dello Stretto per via delle sei stagioni in cui ha indossato la maglia biancoscudata. Messina è stata la città in cui ha giocato di più, collezionando 157 presenze e 21 reti, messe a segno in un torneo di serie C (1949/50) e ben cinque di serie B (dal 50/51 al 54/55). Sette anni che non dimenticò mai da quella lontana estate 1949, in cui il Cavalier Francesco Lombardo (che insieme al Principe Carlo Stagno D’Alcontres ed al rag. Alfio Restivo, gestiva il Messina), lo portò in Sicilia, prelevandolo dal Modena. Veniva dalla serie A Fabbri, ma si calò subito nell’ambiente messinese che lo aveva letteralmente stregato, era un centrocampista in grado di ricoprire efficacemente sia il ruolo di ala che quello di mediano, correva ed era velocissimo: dalle sue parti lo chiamavano “Brusalerba”. – “Correvo tanto forte che bruciavo l’erba”  – amava raccontare Gibì.

La storica formazione del Messina che conquistò la promozione in serie B nel campionato 1949-50

Era l’epoca del Grande Torino di Loik e Mazzola, e Fabbri dopo la Centese arrivò a Modena, due anni con i canarini in serie A e poi il lungo salto al sud, in riva allo Stretto. Nel 49/50 fu subito promozione in B dopo i due spareggi con il Cosenza. In quel campionato 17 presenze ed 8 reti. Suo, al 13’ del primo tempo, il primo gol dei biancoscudati  nello spareggio di Como vinto per 6-1, che regalava la serie B al Messina. Poi altre cinque campionati in serie cadetta. Il primo nel 50/51 (20 presenze e 2 reti), il Messina riuscì a salvarsi, mentre nel torneo successivo (51/52) Fabbri collezionò 31 presenze e 5 reti, i peloritani si distinsero per l’ottima difesa e si classificarono al terzo posto alle spalle della Roma, promossa in serie A e del Genoa. I biancoscudati sfiorarono il grande salto in massima serie nel campionato 52/53, classificandosi al quarto posto a tre lunghezze da Catania e Legnano che spareggiarono per la promozione, per Fabbri (impiegato nel ruolo di mediano) 29 presenze ed un gol. Trenta gettoni e un gol nel campionato 53/54, con i peloritani a rischiare la retrocessione, e la salvezza acciuffata proprio all’ultima giornata con la vittoria casalinga sul Verona. Infine il campionato 54/55, in cui i giallorossi si classificano al settimo posto, Fabbri gioca 26 gare e realizza 4 reti quasi tutte decisive.

Gibì Fabbri e Paolo Rossi

Per “Brusalerba” è tempo di tornare fra la sua gente e così attraversa lo Stretto e va a giocare alla Spal di Ferrara in serie A per poi chiudere la carriera di calciatore a Pavia ed infine a Varese dove inizia la sua nuova carriera da allenatore che lo porterà ad allenare tante squadre. L’avventura più entusiasmante da tecnico per “Gibì” fu nel triennio vicentino dal 1976 al 1979, in cui il suo Lanerossi Vicenza partì dalla serie B per poi conquistare uno storico secondo posto alle spalle della Juventus, esaltando il talento di Paolo Rossi. Nel 1977-78 ottenne il Seminatore d’Oro come miglior allenatore italiano.

Il saluto di Gibì Fabbri ai tifosi un occasione di Messina-Catanzaro del campionato 84-85

Fabbri tornò a Messina da avversario sulla panchina del Catanzaro nel campionato 1984/85 e gli sportivi messinesi, al suo ingresso sul terreno del “Celeste”, lo accolsero con un applauso lungo e scrosciante che lo accompagnò dall’ingresso degli spogliatoi fino alla panchina. Brusalerba si commosse, queste furono le sue dichiarazioni alla fine della gara: “E’ stata una cosa eccezionale. Approfitto per salutare i vecchi amici e ringraziare tutti per gli applausi che ho ricevuto. I tifosi messinesi sono sempre meravigliosi”.

Carmelo Minissale

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