Alla Sala Laudamo il monologo “Figghia d’arte” di Nella Tirante

Il prossimo 25 e 26 novembre presso la Sala Laudamo ci sarà il monologo scritto e interpretato da Nella Tirante dal titolo: “Figghia d’arte”. Lo spettacolo rappresenta l’anteprima alla rassegna “Incroci” inserita nel progetto “Laudamo in Città” e sarà impreziosito dalle musiche dal vito eseguite sa H.E.R. “Figghia d’arte” racconta la vita e la carriera della grande attrice del cinema muto Pina Menichelli, ossia la storia di un’attrice, di una scelta, di una famiglia di attori girovaghi, del passaggio dal teatro al cinema e dal cinema muto al sonoro, ma soprattutto racconta di una donna moderna, che precorre i tempi. A legare Pina Menichelli a Nella Tirante sono due coincidenze: la somiglianza fisica e l’origine geografica comune. Pina Menichelli nasce nel 1890 durante la tournèe dei genitori in un piccolo paese della provincia di Messina, Castroreale, e per questo “figghia d’arte”. All’apice del successo, ma nel momento in cui si afferma il sonoro, poco dopo i 30 anni, l’attrice decide di ritirarsi a vita privata, si dedicherà alla famiglia, e sceglierà di sparire anche dai ricordi dei suoi fans per il “dovere di dimenticare”. Il testo è in parte scritto in dialetto siciliano e in questo dialetto si fa parlare anche Pina Menichelli.  Nella tirante circa il suo lavoro commenta: “Ereditiamo tutto il patrimonio artistico del passato, siamo figli d’arte, tutti. Mi riapproprio, della storia di un’artista e la faccio mia, riscopro l’amore per questo mestiere attraverso la sua storia, le ragioni della mia scelta attraverso le sue ragioni, quelle di una donna di ieri eppure emancipata, moderna, che si sposa due volte ed è manager di sé stessa. In un certo senso con questo spettacolo riporto alla luce questa artista dimenticata. Così mi piacerebbe portare alla luce luoghi, edifici o teatri chiusi, dimenticati o poco conosciuti. Di volta in volta, ogni replica sarà dedicata virtualmente ad uno di questi. Idealmente una riscoperta/riappropriazione dei luoghi, così come riscopro e mi riapproprio della storia di questa grande diva del passato. Ritrovo e ricreo il mio dialetto in forma poetica, un dialetto musicale ed è così che lo utilizzo nel testo al di là della comprensione letterale. Un dialetto, quello della provincia di Messina, che in modo più viscerale mi dà modo di esprimermi in maniera più autentica, di dare un’umanità a questo personaggio di cui abbiamo scarse notizie, che scelse volontariamente di distruggere ogni traccia della propria carriera”.

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