Coppola: “Tutti dovremmo fare di più per Messina. Ibrahimovic? Non avevo paura di nessuno”

Carmine CoppolaCarmine Coppola ai nostri microfoni

Carmine Coppola e le mani al collo di Zlatan Ibrahimovic in un Juventus-Messina. Un’immagine ancora oggi virale sul web, emblematica del carattere che mostrava l’ex capitano giallorosso. “Non avevo paura di lui, né di nessun altro in campo. Ancora oggi mi ricordano sempre quella scena” commenta sorridendo Coppola, oggi titolare di Football 24, una struttura all’avanguardia costruita in quella che è la sua città d’adozione. Presso i suoi campi ha anche ospitato il Messina dell’amico Cristiano Lucarelli (i due furono insieme a Livorno nel 2006-07) per qualche allenamento della squadra. “Prima mi era antipatico, ma poi avendolo conosciuto meglio dico che è fenomenale. Da avversari ci “ammazzavamo”, dopo a Livorno ho scoperto un Lucarelli che mi ha fatto fare tante risate” afferma nel corso dell’intervista doppia realizzata da Messina Sportiva.

Coppola e Ibrahimovic

Con l’ex bomber del Livorno condivide inoltre la gara del debutto in maglia azzurra, Italia-Serbia del 2005: “L’esordio in Nazionale fu spettacolare, una sensazione meravigliosa. Chi non avrebbe voluto esserci ai Mondiali del 2006, ma fare parte della lista dei preconvocati fu già per me un motivo d’orgoglio. Avevo la rabbia, qualcosa in più degli altri, ma quell’anno ho dovuto fare i conti con vari infortuni”.

“Senza questo mondo – dice Coppola – non saprei proprio cosa avrei fatto. Il mio sport preferito dopo il calcio è stato sempre la muay thai che oggi pratico nella palestra di Saro Presti”. I trascorsi con il Messina, in B ed in A, sono però ricordi indelebili:Franza e Mutti restano il mio presidente e l’allenatore preferito. Di gol ne ho fatti pochi, il più bello quello con il Cosenza che avevo predetto in un’intervista sul Corriere dello Sport. Prima di Messina-Como, la partita della promozione, non ho dormito per quattro giorni”.

Carmine Coppola

Carmine Coppola

Da San Filippo a San Licandro, con l’immutata passione per il calcio ed in più la valutazione da imprenditore sulle difficoltà di oggi: “Il San Filippo è il San Filippo, quando torno la sera un occhio lo butto sempre lì. A San Licandro ho costruito la mia struttura che è ora la mia dimora. Per fare l’imprenditore devi essere folle, io sono stato poco razionale, oltre che bravo e fortunato. Bisognerebbe che amassimo di più la nostra città. A Messina servono i campi, anche in erba sintetica, ma dovremmo fare tutti qualcosa in più, non è colpa del sindaco. E occorrerebbe dare maggiori possibilità ai privati di investire”.

Dei tifosi giallorossi dice: “Il Messina ha lo zoccolo duro che è follemente innamorato della squadra, mentre altri vanno a ondate, a differenza del napoletano che segue a prescindere. Non dimentichiamo che il Messina è dei messinesi, la squadra resta sempre alla città, indipendentemente se il presidente è Proto o un altro. L’amore verso la squadra va dato in qualsiasi categoria, serve ritrovare il senso d’appartenenza”.

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